Calabria

Mercoledì 21 Maggio 2025

Libera, avamposto anti ’ndrangheta in Calabria: «È l’ora di svegliare tutte le coscienze»

«Non possiamo tacere perché sarebbe una colpa. Dobbiamo svegliare le coscienze assopite per mettere in discussione le relazioni di dominazione che impediscono fin in fondo il cambiamento della nostra terra». Parole decise, quelle pronunciate ieri pomeriggio, con grande passione civile, da Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera, nella sala stampa del centro congressi “Beniamino Andreatta” dell’Università della Calabria, di fronte a più di 100 studenti di Scienze dell’Educazione. Il massimo esponente calabrese dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti è intervenuto all’iniziativa dedicata proprio al trentennale di Libera, promossa dal corso di Pedagogia dell’Antimafia per riflettere sul cammino trasformativo compiuto dal movimento antimafia dopo gli attentati del 1992, in cui morirono i magistrati Francesca Morvillo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e i componenti delle loro scorte. L’incontro è stato coordinato da Giancarlo Costabile, docente di Antimafia al DiCES dell’ateneo, ed è stato concluso da Walter Nocito, docente di Diritto Pubblico al DiSPeS dell’UniCal. Sono passati dunque tre lustri da quel marzo 1995, data ufficiale della nascita di Libera, che hanno restituito un lungo percorso fatto di impegno, memoria, responsabilità e condivisione. Libera nasce «come risposta concreta – ha ricordato Borrello – al periodo delle stragi di mafia che si verificarono nel nostro Paese. Un’indignazione forte rispetto a quei fatti che si diffuse da Nord a Sud. Ma l’indignazione da sola non basta, come ricorda sempre don Ciotti, perché all’indignazione bisogna far seguire l’azione». Su questi presupposti, infatti, fu lanciata in quegli anni una petizione popolare per raccogliere un milione di firme con l’obiettivo di destinare a uso sociale i beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti, che portò alla legge 109 del 1996. «Un’associazione particolare – ha continuato il referente regionale di Libera –, che rappresenta un unicum in Italia, perché è composta da una pluralità di reti associative e soggetti collettivi coinvolti in un impegno non solo “contro” le mafie e la corruzione, ma profondamente “per” la giustizia sociale e una legalità democratica fondata sull’uguaglianza. Un impegno concreto e costante, finalizzato a promuovere la cittadinanza attiva e rafforzare la partecipazione democratica contro l’indifferenza e la rassegnazione nel ricordo delle vittime innocenti, che sono oltre mille». Borrello ha inoltre discusso della necessità di rovesciare definitivamente la logica della delega e della lamentazione che crea alibi e immobilismo nocivi al percorso di lotta che tanti calabresi onesti portano avanti con dignità e coraggio. «La legalità è il mezzo – ha spiegato ai giovani dell’UniCal – e non il fine dell’azione antimafia, che guarda al bene comune e alle responsabilità di cittadinanza». L’alfabeto del referente di Libera si è strutturato su una pedagogia collettiva del “Noi” quale cammino plurale di liberazione e riscatto che ha radici nella storia delle vittime innocenti, fonte primaria per ri-definire la storia dell’antimafia calabrese. «La Calabria è anche terra di anti-’ndrangheta – ha ribadito – che ha dimostrato la propria volontà nel contrastare i clan». Storie come quelle di Peppe Valarioti e Lea Garofalo, Giannino Losardo e Maria Concetta Cacciola, sono una testimonianza delle lotte antimafia che la Calabria ha saputo condurre negli anni. «Camminiamo dunque insieme – ha concluso Borrello – per costruire il Noi. È arrivata per tutti e tutte l’ora della corresponsabilità».  

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