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San Ferdinando, eliminare la “favela” dei migranti è una priorità anche per l’Europa

Il punto sull’insediamento abusivo di San Ferdinando nella risposta a un’interrogazione di Mimmo Lucano. Il commissario per gli affari interni: «La direttiva sugli stagionali prevede alloggio e tenore di vita adeguato»

La Commissione europea è ben conscia «delle condizioni di vita precarie negli insediamenti informali di San Ferdinando». A confermare che il caso è all’attenzione dell’Ue è il commissario per gli affari interni e la migrazione Magnus Brunner, che risponde a un’interrogazione dell’eurodeputato e sindaco di Riace Mimmo Lucano, uno che dell’accoglienza ha fatto una bandiera del proprio impegno politico. «Proteggere i lavoratori migranti dallo sfruttamento e garantire loro condizioni di vita e di lavoro adeguate è una priorità della Commissione. Le direttive dell’Ue sulla migrazione legale e la Carta dei diritti fondamentali – sottolinea Brunner – stabiliscono che essi devono vivere in condizioni dignitose e la direttiva sui lavoratori stagionali prevede il diritto a un alloggio che garantisca loro un tenore di vita adeguato». Una bocciatura senza appello, di fatto, per la baraccopoli della Piana di Gioia Tauro, definita a sua volta da Lucano «un luogo di schiavitù». Qualcosa per superare l’emergenza, tuttavia, si sta facendo con il coinvolgimento del Governo Meloni.

Nell’interrogazione, Lucano descrive una situazione che si trascina ormai da lunghissimo tempo: «Da circa 15 anni, a San Ferdinando è presente una baraccopoli abitata da circa 2mila persone impegnate nel lavoro agricolo, che arrivano fino a 3mila durante il periodo della raccolta. Più fonti - inclusi la Corte d’assise di Reggio Calabria e i relatori speciali delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù, sulle condizioni abitative e sui diritti dei migranti - hanno descritto questi insediamenti come luoghi dove mancano servizi essenziali come quelli igienico-sanitari, l’acqua potabile e l’assistenza sanitaria. In questa drammatica situazione si sono inoltre verificati diversi incendi, due dei quali hanno portato alla morte di Becky Moses e Suruwa Jaiteh, e numerosi episodi di violenza, incluse sparatorie contro i lavoratori». Da qui la richiesta all’Ue sulle possibili azioni da intraprendere, considerato che »la condizionalità sociale prevista nella politica agricola comune e che la direttiva per l'impiego di lavoratori stagionali provenienti da paesi terzi – rileva l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra – riconosce il diritto a un alloggio che garantisca un tenore di vita adeguato».
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