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Sanità, Regioni sulla scia di Occhiuto: incentivi a chi lavora in aree disagiate

In un documento della Conferenza alcune proposte per risolvere la crisi del Sistema sanitario. Tra le indicazioni quella di utilizzare i medici dipendenti per tamponare le falle sui territori

Regioni e Province autonome provano a fare squadra nelle richieste al governo per il rilancio della sanità. Dopo i recenti contrasti con il Ministero sulla gestione delle liste d’attesa e sul piano pandemico, si prova nuovamente la via del dialogo. L’obiettivo (dichiarato) è tamponare la carenza di personale che si registra tra corsie ospedaliere e strutture pubbliche. Il documento messo a punto in sede di Conferenza delle Regioni evidenzia come l’assenza di professionisti sia un fenomeno ormai diffuso, aggravato da dinamiche demografiche, trasformazioni sociali e limiti strutturali del sistema. In Italia, nonostante l’aumento complessivo di medici e infermieri nel periodo 2010-2020, il rapporto infermieri/medici rimane tra i più bassi dell’area Ocse (1,5 rispetto alla media di 2,5). A ciò si devono aggiungere l’avanzata età anagrafica degli operatori e una progressiva perdita di attrattività delle professioni sanitarie.

Tra le proposte sul tavolo viene data priorità all’adeguamento delle retribuzioni, attraverso un intervento diretto nella prossima legge di Bilancio che preveda l’incremento stabile delle risorse contrattuali a carico del Fondo sanitario nazionale. «Nel contempo devono essere previste - si legge nel documento - specifiche forme di incentivazione economica e di carriera per i professionisti che si impegnano a lavorare in aree rurali e/o disagiate». Una presa di posizione in linea con quanto sostiene da tempo anche il governatore calabrese Roberto Occhiuto che considera questo territorio tra i più disagiati.
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