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Strutture psichiatriche per bambini e adolescenti: in Calabria c’è il vuoto

Giancarlo Rafele

Da Nord a Sud, il tema del disagio giovanile, delle difficoltà psichiche e delle patologie psichiatriche tra bambini e adolescenti è tanto ricorrente quanto trasversale rispetto alle classi sociali. Il recente successo della serie tv “Adolescence” ha messo al centro del dibattito il mondo “incel” e la questione del rapporto di giovani e giovanissimi maschi con il mondo femminile, con la gestione di rabbia e rifiuto, con la violenza. Ma soprattutto ha fatto emergere la distanza comunicativa tra adulti e adolescenti.
Ansia sociale e ambientale, depressione, panico, disturbi del comportamento, ossessivo-compulsivi e alimentari sono tra le patologie più frequenti nella fascia di età 11-18 anni. Addirittura, anche alle latitudini di una città percepita come periferica qual è Catanzaro, non sono mancati casi in cui minori di 11 anni abbiano manifestato tendenze autolesionistiche. È una piaga sociale che meriterebbe attenzione istituzionale da tradursi in ingenti investimenti in professionalità, luoghi di cura e intervento sul territorio, azioni concrete per le famiglie.
La denuncia pubblica di uno dei più importanti operatori del sociale nel Mezzogiorno, Giancarlo Rafele, presidente della cooperativa sociale Kyosei di Catanzaro.
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