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Il gap infrastrutturale calabrese tra vecchi nodi e slanci mancati

Luci e ombre nel Documento di finanza pubblica (Dfp) relativamente al Mezzogiorno. A svelarle sono stati i sindacati che nei giorni scorsi, nel corso di audizioni svolte in Parlamento, in sede di Commissioni riunite, hanno messo in fila alcune criticità sulle scelte politiche che dovranno investire l’area del Sud. Hanno lanciato dei veri e propri alert, invitando Palazzo Chigi a rivolgere maggiore e «più specifica attenzione», come detto dalla Cgil, verso questa parte del territorio nazionale.
I nodi emersi non sono stati una novità assoluta ma sono parsi ricalcare alcune peculiarità negative che hanno caratterizzato l’applicazione e la successiva evoluzione normativa riguardante proprio il Sud, le politiche di sviluppo e la cosiddetta perequazione infrastrutturale, resa specifica per il Mezzogiorno ma di fatto svuotata di risorse.

Discutendo del Dfp i sindacati hanno invitato a rivolgere maggiore attenzione al Sud. Dura la Cgil che nella sua memoria ha descritto uno scenario di «confusione tra strumenti e scelte politiche». Ha messo in fila l’istituzione della Zes unica, l’incremento di incentivi e crediti d’imposta e altre misure. E ha anche puntualizzato che esse «costituiscono, per l’attuale Governo, non strumenti attuativi di scelte politiche, ma sono essi stessi la politica per il Sud».
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