
Una scalata e una picchiata. La storia dei dazi americani vive di umori. Capricci che continuano a influenzare i mercati in un saliscendi di tensioni tra speculazioni e rovinose cadute. L’Italia osserva e, intanto, guarda a nuove rotte. Il Mimit ha già individuato le rotte alternative per l’export nazionale. Percorsi commerciali che conducono verso i mercati ad “alto potenziale” della Turchia, dell’America Latina, degli Emirati Arabi Uniti, dell’ASEAN (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam), Nord Africa, Africa subsahariana e Arabia Saudita. Traiettorie già esplorate nel corso del piano di diversificazione dell’export calabrese negli ultimi anni.
Lo studio
Il presente e il futuro dello scenario economico è stato disegnato dall’Ufficio studi di Confartigianato nel 33.mo Report “Le prospettive per economia e imprese di fronte ai nuovi equilibri globali”. Una indagine nella quale vengono tracciati i solchi delle prospettive della primavera 2025 con le evidenze dell’impatto sulla congiuntura e sul quadro macroeconomico dei cambiamenti in corso negli equilibri geopolitici e commerciali mondiali, le tendenze del Made in Italy, nel contesto di crescente incertezza sui mercati tra guerra commerciale innescata dalle tariffe doganali di Trump e la debolezza finanziaria tedesca. Sull’economia regionale pesa, inevitabilmente, la crisi della Germania (anche se il 2025 è cominciato con segnali positivi grazie alla politica fiscale espansiva adottata dal governo tedesco) che è il secondo mercato di sbocco del Made in Calabria. E, naturalmente, la politica americana dei dazi rischia di ridurre i varchi anche verso un altro partner importante come quello americano.
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