Calabria

Sabato 19 Aprile 2025

L’agonia delle aree interne calabresi. I soldi non fermano lo spopolamento

Scuola, trasporti pubblici, sanità. Per parlare di aree interne, evitando di cedere a scorciatoie retoriche, tentazioni accademiche e spot elettorali, dai servizi si deve partire e ai servizi bisogna arrivare. Perché oltre a fiumi di parole sull’argomento scorrono, da ormai un decennio, centinaia di milioni di euro. L’hanno chiamata Snai (Strategia nazionale per le aree interne) e, al netto delle facili ironie, si tratta davvero di una scommessa dello Stato centrale sulle sue periferie: finora sono stati programmati interventi per un totale di circa 1 miliardo e 179 milioni di euro, di cui 720 milioni coperti da fondi europei e la restante parte dal bilancio nazionale. Tutto è iniziato con la programmazione 2014-20 a cui si è dato continuità con quella 2021-27. Lo scopo dichiarato è «contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, definite come quelle aree più lontane dai poli di servizio essenziale primario e avanzato, al fine di creare nuove possibilità di reddito e di assicurare agli abitanti maggiore accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di trasporto pubblico locale, di istruzione e socio-sanitari». Nei giorni scorsi si è riunita la Cabina di regia istituita ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha approvato un ulteriore atto programmatico (il Piano strategico Psnai). Alle quattro aree calabresi già oggetto della precedente programmazione, e ora confermate (Reventino-Savuto, Grecanica, Sila-Presila Crotonese e Cosentina, Versante Ionico Serre), se ne sono aggiunte, com’era stato proposto da tempo, altre due (Alto Ionio Cosentino e Versante Tirrenico Aspromonte). L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale

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