
La sanità in Calabria è una terra di mezzo che, goccia dopo goccia, si è riempita di ombre. Liste d’attesa troppo lunghe, Pronto soccorso sovraffollati, ambulanze del 118 senza medici a bordo, sono le macerie prodotte da anni di sperperi che oggi vengono pagati dai cittadini. Quelle risorse inutilmente sprecate in passato, adesso, pesano sulla qualità dei servizi offerti dai presidi della regione e con un’assistenza che ristagna ai confini dell’Italia. Inevitabile il crollo dei Lea. C’è voluto il commissario-governatore Roberto Occhiuto per circoscrivere compiutamente quel buco nero che, per troppo tempo, e senza alcun controllo, ha inghiottito denari e speranze. E ora, Occhiuto sta provando a rimettere ordine tra i tanti problemi sparsi come il seme buono in ogni settore della sanità. L’emergenza urgenza, il fianco scoperto del sistema salute italiano, in Calabria è da sempre un algoritmo senza soluzione. Qui si avverte più che altrove la crisi di vocazione dei medici nei Pronto soccorso e sulle ambulanze del 118. I mezzi d’emergenza viaggiano (quasi sempre in ritardo rispetto ai tempi d’intervento target fissati in 18 minuti) senza medico secondo quella che è diventata una prassi così come è prassi la rabbia con cui i familiari accolgono i soccorritori ogni volta che giungono sul luogo di una chiamata.
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