Calabria

Martedì 18 Marzo 2025

Calabria, si conferma il gap salariale: e i giovani fuggono. Solo la Basilicata fa peggio nel 2024

La trama riporta alla luce le pietre di quel passato di dolore e di affanni che riempiva i treni diretti al Nord. A quei tempi emigravano i contadini dopo il fallimento della riforma fondiaria. Partivano dalla Calabria e dalle altre regioni povere del Mezzogiorno in cerca di un salario per garantire il pane alla famiglia. Oggi vanno via i ragazzi che corrono dietro ai loro sogni, un posto di lavoro, uno stipendio di qualità che quaggiù non potranno mai avere. È la triste vicenda meridionalistica, una questione rimasta irrisolta, sia per l’assenza di un vero disegno politico, sia per una storica insufficiente dotazione di infrastrutture funzionali, scientifiche, sociali e fiscali, capaci di abbattere il dualismo tra le due Italie. Del resto, negli ultimi vent’anni, aveva sostenuto nei mesi passati la Svimez, il Sud ha perso 1,4 milioni di giovani per motivi di lavoro. Questa, in fondo, è la terra dei ritardi, una terra che i politici hanno riempito esclusivamente di promesse. Bassi salari, con lavori precari, determinano bassi contributi previdenziali. Elementi che nutrono la fuga dei nostri ragazzi che si spostano verso le aree tradizionalmente più generose dal punto di vista delle retribuzioni. La controprova è offerta dal “Salary Outlook 2025” l’annuale report dell’Osservatorio Jobpricing, rilanciato dall’agenzia giornalistica Opinione, che rivela l’aumento in Italia della retribuzione lorda annua media del 3,3% rispetto alla frenata dell’inflazione che è cresciuta dell’1%. Dinamiche che non hanno modificato i divari territoriali (tra Nord e Sud resta una differenza di 3.550 euro lordi). La Calabria è passata dai 27.297 euro in media lordi del 2023 ai 28.010 del 2024. Una progressione di 713 euro lordi all’anno che hanno, tuttavia, lasciato la regione sul penultimo gradino della graduatoria nazionale, chiusa dalla Basilicata (27.232 euro lordi annui).

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