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L’appello dei presidi calabresi con la valigia: «Abbiamo un piano, ci aiutino»

Chiedono al presidente Occhiuto di essere ricevuti per spiegare quali sono le loro motivazioni e come la politica può intervenire

Non perdono la speranza i presidi in trasferta, ormai da anni impegnati in una querelle in punta di organico per tornare a casa. O comunque limare in qualche maniera le centinaia di chilometri, in alcuni casi migliaia, che li separano dalla Calabria. Hanno vinto il concorso nazionale del 2017 e ottenuto una sede di servizio nel centro e nord Italia, dove c’erano (e ci sono) più posti. Adesso, dopo anni con la valigia, quando sono rimasti solo una ventina in Calabria, stanno forzando la mano per trovare una soluzione di rientro.

Faccia a faccia romano

Nei giorni scorsi i riferimenti nazionale del gruppo, tra cui alcuni presidi calabresi, hanno dialogato con esponenti del governo per riuscire a trovare assieme una soluzione al loro problema. Perché dopo inverni più che primavere, è diventato un problema. Tant’è che più d’uno, anche su queste colonne, ha raccontato d’essere tentato di fare un passo indietro, tornando docente, pur di riuscire a riavvicinarsi. Poiché il prezzo pagato anzitutto dalle famiglie comincia a essere davvero troppo alto, tanto da costringere a chiedersi se ne valga la pena. Assieme ai rappresentanti politici s’è discusso d’una proposta articolata relativa a un piano di rientro, graduale, organizzato su più annualità, ma definitivo. Se e quando potrà diventare realtà, però, è tutto da definire. Nei prossimi giorni seguiranno incontri anche con le forze sindacali.

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