Calabria

Mercoledì 19 Marzo 2025

Il futuro del turismo in Calabria? Mare ed estate non bastano più

Calabria four season: se la parola d’ordine è destagionalizzare, gli strumenti per una proposta turistica buona per tutte le stagioni ci sono tutti. Il problema, semmai, è passare dagli slogan ai risultati. Ne sembrano consapevoli alla Regione, dove si cerca di lavorare a 360 gradi. Dal potenziamento degli aeroporti al marketing, tutto - o quasi - è nero su bianco nel piano regionale di sviluppo turistico sostenibile, appena approvato dalla Giunta Occhiuto per l’annualità 2025. Interessante è la “fotografia” del mercato turistico in Calabria, punto di partenza dal quale sviluppare ogni ragionamento a breve, medio e lungo termine. «Dal punto di vista della specializzazione turistica si tratta di costruire una strategia che, seppur riconosca la posizione predominante del turismo balneare, sia in grado di riconoscere e valorizzare diverse tipologie di turismo, consci del fatto che i trend attuali vedono una necessità crescente di promuovere i “politurismi”, unitamente al fattore della destagionalizzazione dei flussi», si legge nelle premesse del documento. E i dati lo confermano: la domanda di turismo nazionale è caratterizzata da una elevata incidenza di “repeater”, cioè coloro che ritornano in Calabria (la maggioranza da regioni limitrofe), pari al 43%, dato di gran lunga superiore al 15% di media nazionale. Secondo l’analisi eseguita da Inart (Istituto nazionale ricerche turistiche) per conto di Unioncamere e di Unioncamere Calabria, nell’estate 2023 la motivazione balneare si mantiene al primo posto (54%), seguita da quella culturale (30,4%, in linea con la media italiana). I flussi turistici della Calabria, in linea con le altre regioni del Sud Italia, sono caratterizzati da un’elevata concentrazione in determinati periodi dell’anno: «Le conseguenze di tale dinamica – sottolinea lo studio della Regione – si riflettono nella gestione dell’overtourism (l’elevata congestione delle strutture nel periodo di picco) e in una maggiore difficoltà per le aziende turistiche di ripartire le spese annuali fisse».

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