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Calabria, l’imprenditoria “rosa” diventa motore dell’occupazione: il 23,6% delle aziende amministrato da donne

Dal report dell’Ufficio studi di Confartigianato emerge il contributo decisivo alla crescita. Gender gap ridotto: quote femminili al lavoro +3,1%, maschili a +0,7%

Il lavoro si stringe come una insidia tenace nella solitudine dei numeri e, in fondo, quelli hanno sempre ragione. L’imprenditoria, piccola, media, di genere, giovanile, tutta l’imprenditoria vive con ansia il passaggio nel campo minato di una delle crisi più complesse del ventunesimo secolo. Uno scenario negativo che spinge le attività produttive verso una complicata transizione. L’Italia rimane spezzata in due, uno squarcio che s’allarga se i riflettori si accendono sull’universo femminile. Ma le dinamiche recenti segnalano un paese in ripresa. E, soprattutto, un paese che sta uscendo dalla risacca del gender gap. Segnali incoraggianti arrivano dal report di Confartigianato che rileva come l’analisi dei dati Eurostat confermi «l’Italia primo paese europeo per donne occupate indipendenti, con 1.522.500 imprenditrici, professioniste e lavoratrici autonome, davanti alla Francia con 1.484.600, alla Germania con 1.112.600, alla Spagna con 1.066.700 e alla Polonia con 1.034.700. In Italia nel 2024 (media dei primi tre trimestri) si registra un aumento del +0,9% su base annua dell’occupazione femminile indipendente (imprenditrici e lavoratrici) a fronte del +0,2% della media Ue a 27. Un andamento migliore sostenuto dal dinamismo delle imprenditrici e lavoratrici autonome con dipendenti, in aumento del 5,3%, in controtendenza rispetto al calo dell’1,9% nella media UE a 27».

Equilibri mutati

Negli ultimi anni, in particolare, nonostante il clima di forte incertezza conseguente all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, grazie alla domanda delle imprese, è cresciuta l’occupazione, trainata dal lavoro stabile e sostenuta dal dinamismo del lavoro femminile. Da inizio 2022 le imprese italiane hanno operato in un contesto turbolento, caratterizzato da uno shock energetico, dalla stretta monetaria più pesante della storia dell’euro, dalla caduta del commercio internazionale e dalle incertezze derivanti dallo scoppio della crisi in Medio Oriente. Tra gennaio 2022 e gennaio 2025 l’occupazione cumula una crescita del +5,6%, combinazione del maggiore dinamismo delle donne occupate, cresciute del +6,4% rispetto al +5,8% degli occupati maschi. La componente femminile del mercato del lavoro pesa per il 39,6% dello stock di occupati, ma ha contribuito per il 44,5% dell’incremento dell’occupazione nell’ultimo triennio».

Bene la Calabria

C’è un Mezzogiorno che corre di più degli altri territori del Paese. Un Mezzogiorno dinamico grazie al contributo determinante delle donne con quote che sono cresciute di più rispetto a quelle maschili. Nel terzo trimestre del 2024, ad esempio, secondo l’Ufficio studi di Confartigianato, in Calabria, l’occupazione femminile, rispetto allo stesso periodo del 2023, è salita del +3,1% contro un più modesto +0,7% degli uomini. In Italia, la Sicilia fa registrare la migliore performance di donne a lavoro con un +8,3%, con la Campania a seguire con un +5,2% rispetto al 2023. La Calabria ha chiuso il 2024 riconfigurando la narrazione di donne poco protagoniste nei processi produttivi. Sono stati 43.289 gli insediamenti a referto che costituiscono il 23,6% del totale. Una densità che vale il sesto posto nella scala nazionale con un tasso superiore alla media nazionale (22,2%) e più alto anche di macroaree più virtuose del paese: il Nord-Ovest ha chiuso al 20,4% mentre il Nord-Est si è fermato al 20,7%.

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