
Un ritardo «inaccettabile» che, nella visione di Legambiente, è imputabile non solo a tutti i livelli istituzionali – «Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sovrintendenze, Regioni, Comuni» – ma anche alle «associazioni datoriali» e ai «comitati di cittadini». Sarebbero tutti nemici delle rinnovabili, «ostacoli» al loro sviluppo per ragioni che, secondo l’associazione ambientalista, sono di carattere politico, burocratico, ideologico o comunque inquadrabili come “sindromi Nimto e Nimby” (letteralmente: “non durante il mio mandato” e “non nel mio giardino”).
I numeri a sostegno di questa tesi, riportati nel dossier “Scacco matto alle rinnovabili 2025”, sono per lo più rapportati agli obiettivi fissati dal Parlamento europeo per il 2030 in termini di decarbonizzazione. Ne deriva che la Calabria, pur avendo vissuto almeno vent’anni di proliferazione di pale eoliche, ne ha altrettanti (quasi 23 per l’esattezza) di ritardo.
La nostra è infatti la terza tra le peggiori regioni d’Italia – maglia nera la Valle d’Aosta con 45 anni – mentre l’unica che, stando alla media di quanto realizzato negli ultimi 4 anni, centrerebbe l’obiettivo al 2030, è il Lazio, che nel 2024 ha raggiunto il 39,9% del target. La Calabria è al 12,2% dell’obiettivo 2030 (mancano 2.787 megawatt) con 386 mw installati al 2024 a fronte dei 549 previsti dal Decreto Aree idonee (-163 mw).
A questo proposito, sottolinea Legambiente nel proprio dossier, al momento sono solo 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree idonee. In Calabria il tema «è stato affrontato dalla Regione ad oggi solo in via preliminare – si legge nel dossier – attraverso un processo di ascolto degli stakeholder sulla base di uno studio di Enea che analizza i potenziali realizzabili e una presentazione sintetica sulle possibili linee guida per l’installazione all’interno della proposta del Piano energetico». Ma nel documento in discussione vengono già individuati «elementi di criticità, come ad esempio la fascia di rispetto dai siti sottoposti a tutela di ben 7 km per l’eolico e 1 km per il solare fotovoltaico». Una proposta che per Legambiente è «troppo restrittiva soprattutto rispetto all’eolico».

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