Inefficienze, ritardi, impegno di ingentissime risorse pubbliche e un disordine ancora presente: sono amare le conclusioni della Procura regionale della Corte dei Conti sul sistema di gestione dei rifiuti in Calabria. I fatti sono riassunti in questo concetto tratto dalla relazione depositata dal procuratore regionale, Ermenegildo Palma, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario : «L’attività istruttoria ha evidenziato l’incapacità negli anni dei responsabili delle scelte operative di definire strategie efficienti e dare corso a scelte stabili e funzionali alla soluzione delle emergenze cicliche e alla gestione a regime del ciclo integrato. Non è stato risolto il tema del già intervenuto danno ambientale né gli interventi avviati sono stati accompagnati dalla bonifica dei danni agli ecosistemi a fronte dell’accertato danno alle finanze erariali conseguente all’improvvido utilizzo di risorse pubbliche ingenti spese per far fronte agli effetti della mala gestio». Da qui un monito chiarissimo: «Il rischio che si continui a perpetrare una gestione inefficiente del ciclo dei rifiuti con ulteriore sperpero di denaro pubblico e un danno ambientale sempre crescente si palesa ad oggi elevato, ma assolutamente intollerabile. Pertanto, è da auspicare la massima attenzione e cura da parte degli organi politici e amministrativi della Regione». Dai 17 anni di gestione commissariale nel settore dei rifiuti, secondo la Procura regionale della Corte dei Conti, discende una deludente eredità: «I risultati evidenziano il mancato raggiungimento dell’obiettivo della costruzione di un ciclo integrato dei rifiuti sufficiente alla domanda ed autosufficiente in termini di costi e, di contro, con assoluta certezza: un accertato sperpero di risorse pubbliche per oltre 100 milioni di euro; la mancata realizzazione del sistema Calabria Nord; la parziale realizzazione del sistema Calabria Sud».