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«La gente in mare va salvata. Sempre». A due anni esatti dal naufragio di Steccato di Cutro, la città di Crotone non dimentica; e del resto mai potrebbe dimenticare un dolore che il sindaco Vincenzo Voce definisce «atroce, e sempre presente»: le 94 bare allineate nel Palamilone, le lacrime di superstiti e familiari, i peluches ed i disegni lasciati dai bambini crotonesi per i 35 minori morti in una strage che poteva essere evitata. È per questo che l'amministrazione ha voluto tornare nel “Giardino di Alì", che ospita tanti alberi quante furono le vittime e che è intitolato al piccolo seppellito nel cimitero di Crotone, poi identificato come Mohammad Sina Hoseyni.
Un minuto di silenzio, osservato anche in tutti gli istituti scolastici della città, poi la musica del coro polifonico "Anna Frank"; infine il mazzo di fiori posato dal prefetto Franca Ferraro, alla presenza di cittadini, amministratori ed autorità. «La vita di questa gente che scappa dalla guerra e dalle persecuzioni - ha detto il primo cittadino - va sempre salvata. Solo dopo si decide cosa fare. E a nulla servono i centri per migranti che il governo ha pensato di istituire in Albania».
Poco più tardi, allo stadio “Ezio Scida”, sono scesi in campo calciatori ed ex calciatori, amministratori locali, attivisti, volontari ed anche alcuni familiari delle vittime. Una partita amichevole organizzata dalla “Rete 26 febbraio” (nata all'indomani del naufragio) per richiamare l'attenzione sulla lotta al razzismo ed alla xenofobia. C'era anche Assad, che quella notte si salvò restando per tre ore in mare, aggrappato alla stessa tavola di legno su cui vide morire di freddo il fratellino di sette anni. Oggi fa il barbiere in Germania, ad Amburgo, ma quella notte, ed il suo fratellino «li sogno sempre»; e nonostante tutto ringrazia «gli italiani per come ci hanno accolto ed aiutato».
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