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Quale strategia infrastrutturale per la Calabria? I nodi sono tanti, così come le possibilità e le potenzialità di un territorio peninsulare che affaccia su due mari, lo Ionio e il Tirreno, e che avrebbe potuto contare su due dorsali stradali e ferroviarie, così come su una rete di trasversali tale da aggirare le tante asperità di un’orografia complessa. Così finora non è stato.
Porti, ferrovie, strade e aeroporti dovrebbero creare un vero e proprio “sistema linfatico” unitario, inserito (come in parte lo è) nella rete transeuropea dei trasporti Ten-T che collega la parte nord del continente fino alla Sicilia. Al di là della grandeur che un simile collegamento sembra emanare, poi non suffragata dalla realtà, almeno a queste latitudini, è evidente che poter disporre del massimo sviluppo infrastrutturale possa offrire scenari di sviluppo interessanti.
Nel cuore del Mediterraneo
La Calabria è incuneata nel Mediterraneo, una posizione strategica - si dice da sempre - ma finora non molto valorizzata dal sistema-Italia che, in verità, sembra non essersene del tutto consapevole. Del resto, avere un porto commerciale strategico come quello di Gioia Tauro, in grado di ospitare le grandi navi portacontainer, i giganti del mare di ultima generazione - lunghe circa 400 metri e capaci di trasportare anche oltre 24mila teus - non è detto che sia sufficiente. Se alle spalle di un porto del genere non si sviluppa una rete ferroviaria con Alta velocità e alta capacità (Avac), il solo transhipment può essere sufficiente per il futuro?
Anche perché gli altri porti italiani, tralasciando quelli esteri, non stanno certo a guardare. A Genova i lavori della nuova diga foranea, che consentiranno l’ingresso delle navi portacontainer di ultima generazione, vanno avanti spediti. E la città della lanterna ha alle spalle una rete infrastrutturale che la collega ai maggiori poli commerciali europei in maniera pressoché diretta. Ed è pure in corso la costruzione del terzo valico ferroviario che sarà Avac, i cui lavori termineranno nel 2027.
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