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La gallina dalle uova d’oro: i fondi Ue restano una “manna” per soddisfare anche appetiti illeciti. E la Calabria, in questo poco invidiabile campo, mantiene la leadership a livello nazionale. L’ultima conferma sull’entità della questione arriva dalla Corte dei conti, la cui Procura generale ha dedicato al primato calabrese un passaggio nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 svoltasi venerdì scorso a Roma.
Che arrivino direttamente dall’Ue o passino attraverso lo Stato e la Regione, “catturare” fondi non dovuti - o frodare sul corretto utilizzo delle somme - resta una pratica diffusa. E ciò malgrado le azioni di contrasto. «L’azione delle Procure regionali a tutela delle risorse euro-unitarie – si legge nel documento – si articola, in prevalenza, nella proposizione di domande giudiziali di risarcimento del danno nei confronti dei percettori di contributi erogati, in tutto o in parte, a valere sui fondi europei. In materia di indebita erogazione o cattivo utilizzo di fondi pubblici (nazionali ed europei), gli Uffici requirenti nel 2024 hanno emesso 271 atti di citazione in giudizio, per il complessivo importo di 277.277.455,42 euro».
Il conteggio nazionale s’intreccia, a questo punto, con quello regionale calabrese. E viene fuori così la portata del fenomeno. «Particolarmente significativo – rimarca la relazione – è il dato dell’attività espletata dalla Procura regionale per la Calabria, la quale ha emesso oltre trenta atti di citazione, per un importo totale pari a circa 178 milioni di euro, per l’indebita percezione di contributi pubblici a sostegno di vari comparti».
La vastità del problema non è certo una novità in Calabria. In attesa dei dati dettagliati sul 2024, che la sezione regionale della Corte dei conti riferirà certamente nell’ormai prossima cerimonia d’inaugurazione dell’anno 2025 in programma a Catanzaro, basta ricordare - per esempio - le relazioni del 2023 o del 2024: «Ampio è lo spettro delle ipotesi di danno contestate ai percettori di contributi e finanziamenti a valere sulle risorse provenienti da programmi e fondi europei, specie nel settore dell’agricoltura e della promozione delle iniziative imprenditoriali». Le frodi comunitarie in Calabria spaziano dalle false attestazioni alla mancanza dei requisiti per accedere ai bandi, disperdendo in mille canali illeciti, talvolta persino con la regia delle ’ndrine, i fondi messi a disposizione dall’Unione europea attraverso i Programmi operativi della Regione.
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