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Cosenza, l’amnesia della Regione ferma 35 anni di attività. Il Centro “Lanzino” senza... luce

Sospensione inattesa a causa di una ristrutturazione che non è stata comunicata. Ieri sera è stata riattivata la corrente elettrica ma resta il nodo dei lavori e della necessità di trovare un’altra sede

Trentacinque anni di impegno, sostegno e ascolto interrotti senza alcun preavviso. Il Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino” di Cosenza ha sospeso le proprie attività a causa di lavori di ristrutturazione avviati dalla Regione nella sede storica del centro, in via Fagiani. «Ci troviamo in questa situazione surreale – ha spiegato la presidente del Cav, Roberta Attanasio, in conferenza stampa – perché, senza alcun preavviso, venerdì è stata interrotta l’energia elettrica. In quel momento stavamo accogliendo alcune donne nel centro e improvvisamente ci siamo ritrovati al buio. Avevamo ricevuto informalmente notizia di alcuni lavori di ristrutturazione – ha continuato – ma non ci è mai stato comunicato nulla di ufficiale. Anche gli uffici di riferimento, ai quali ci siamo rivolti, non avevano informazioni precise in merito. Ci era stato promesso che, appena fossero emerse novità, saremmo stati informati». All’incontro con gli organi di stampa, hanno preso parte anche numerosi cittadini, e tante associazioni, tutti uniti nel denunciare una situazione che ha il sapore beffardo dell’ingiustizia. «I messaggi di solidarietà che stiamo ricevendo sono tantissimi, sia a livello istituzionale che da fuori regione – ha sottolineato Antonella Veltri, tra fondatrici del Centro e presidente di D.i.Re, la rete nazionale contro la violenza –. Questa negligenza istituzionale dimostra quanto poco importi la lotta contro la violenza sulle donne. Se ne parla molto, a livello accademico e istituzionale, ma nei fatti rimane un tema marginale. Nelle ultime ore – ha concluso la Veltri – ho ricevuto diverse telefonate da esponenti istituzionali che mi chiedevano quanti casi avessimo attualmente in accoglienza, segno che non hanno nemmeno contezza dell’importanza del Centro. La situazione è estremamente grave e riflette un problema politico più ampio. Da un lato, la burocrazia e le inefficienze amministrative; dall’altro, una sottovalutazione del fenomeno della violenza di genere».
La conferenza stampa ha avuto un inizio singolare e, a suo modo, emblematico: a lume di candela. Un blackout “simbolico”. Un’immagine potente. La metafora di una chiusura imposta nel silenzio. Solo verso il termine dell’incontro, è stata ripristinata l’energia elettrica da alcuni tecnici inviati dalla Regione. L’episodio ha reso ancor più evidente il senso di abbandono. Il centro “Roberta Lanzino” non è solo un luogo fisico. Non lo è mai stato. Ma una rete di aiuto fondamentale. In questi anni, ha offerto ascolto, protezione legale e supporto psicologico a tantissime donne in difficoltà. Ha collaborato con le istituzioni, promosso campagne di sensibilizzazione, fatto rete con le forze dell’ordine per garantire percorsi di protezione efficaci. La speranza è che la Regione intervenga con urgenza, ché il tempo è un lusso che le donne vittime di violenza non possono permettersi. Il messaggio lanciato dalla conferenza stampa di ieri è chiaro: non c'è tempo per le attese burocratiche, né per giustificazioni tardive. Servono risposte immediate e concrete. La chiusura di un centro antiviolenza non è mai un semplice problema logistico. È una questione di diritti, di sicurezza, di tutela della dignità e della vita delle donne. E nessuna dimenticanza o difetto di comunicazione può giustificare una tale leggerezza. E per mercoledì prossimo, alle 16, il Cav Lanzino ha indetto un’assemblea aperta con associazioni, società civile e chiunque voglia lottare al loro fianco con un claim che vale più di un invito: “Perché chi chiude gli occhi sulla violenza, ne è complice”.

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