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Processo Hybris a Reggio, Antonio Molè condannato a 20 anni di carcere

La sentenza in abbreviato sui clan di Gioia Tauro emessa dal gup. Per tre imputati invece cade l’accusa di associazione di mafiosa mossa dalla Dda

Arriva la sentenza che chiude il primo grado di uno dei due tronconi del processo nato dall’inchiesta “Hybris”, operazione coordinata dalla Procura antimafia di Reggio Calabria contro le cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro eseguita nel marzo 2023. Il gup distrettuale, nella tarda mattinata di ieri, ha condannato sei dei sette imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Spicca tra queste, quella di Antonio Molè detto “u jancu”, figlio dell’ergastolano Domenico Molè, condannato a 20 anni di reclusione. La stessa pena che è stata inflitta a Cosimo Romagnosi, mentre Domenico Romagnosi è stato condannato a 15 anni e dieci mesi di carcere. Cade l’accusa di associazione mafiosa, invece, per Gaetano Amato e Francesco Bevilacqua – condannati a un anno e dieci mesi di reclusione – e Cosimo Berlingeri, 1 anno e un mese.
È stato assolto, infine, Francesco Pesce. Il rosarnese era accusato di un solo capo di imputazione relativo al traffico di droga.
La maggior parte degli imputati giunti a giudizio stanno affrontando il processo davanti al tribunale di Palmi dopo il rinvio a giudizio da parte del gup di Reggio Calabria dell’1 febbraio dello scorso anno. Il dibattimento è ancora in corso con l’escussione dei testimoni citati dalla procura antimafia. In quel troncone del procedimento spicca Rocco Delfino, considerato il punto di riferimento del clan Piromalli a Gioia Tauro e accusato di essere il capo promotore dell’associazione mafiosa.

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