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Frane, esondazioni, allagamenti: la “mappa” dei rischi in Calabria

La Regione ha aperto un confronto su previsioni e soprattutto vincoli. Oggi la scadenza per le osservazioni dopo le proteste dei Comuni

L’ultima ondata di maltempo ha confermato ancora una volta quanto sia fragile il territorio calabrese. I danni sono ingenti con fiumi straripati e frane che ostacolano la viabilità. E ogni volta è una fortuna che non si registrino vittime.
Inevitabilmente si torna a parlare di rischio idraulico. E torna d’attualità il piano stralcio approvato dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, che mira a imporre vincoli soprattutto per fermare una urbanizzazione senza regole.

Lo scenario

«Il territorio calabrese è caratterizzato, da un lato, dallo sviluppo di elevate energie di rilievo e, quindi, di versanti acclivi e instabili anche a causa del generale decadimento dei caratteri fisici dei terreni e, dall’altro, dalla repentina modifica della circolazione delle masse d’aria, sia di provenienza jonica sia tirrenica, e l’insorgere quindi di condizioni climatiche del tutto peculiari. I corsi d’acqua – si legge nel documento – sono poco evoluti e presentano elevate pendenze: in tali condizioni gli eventi climatici innescano portate di piena molto elevate con forti tassi di erosione nelle zone montane, ed esondazioni e alluvionamenti nelle quote più basse. Le peculiarità climatico-territoriali, la geologia e la morfologia, oltre che l’impatto antropico sul territorio, determinano un insieme di aspetti critici che hanno avuto riscontro anche nelle recenti alluvioni verificatesi sul territorio. Sia le alluvioni fluviali che quelle pluviali possono svilupparsi sia in ambito rurale che urbano. Essenzialmente le criticità sono connesse alla presenza di infrastrutture viarie che intersecano i corsi d’acqua e possono avere opere di attraversamento insufficienti per il transito delle piene, ovvero essere in parte realizzate longitudinalmente rispetto ai corsi d’acqua ed in parte nei loro alvei morfologici, possono essere legate all’ammaloramento delle strutture e alla mancanza di manutenzione, allo sviluppo delle urbanizzazioni che possono aver interessato aree troppo prossime ai corsi d’acqua o addirittura le aree golenali, alla variazione dell’uso del suolo dei versanti, dovuto alle pratiche agricole, alle nuove urbanizzazioni e agli incendi». Ecco perché determinati territori in tutte le province calabresi sono stati considerati ad alto rischio di esondazione di fiumi e frane.

Danni sempre ingenti

I problemi interessano aree urbane ma anche la linea ferrata. «Le criticità si riscontrano in alcuni punti consecutivi lungo la linea ferroviaria, per ognuno dei quali è associato il tipo di dissesto riscontrato secondo le seguenti tre categorie: frane, alluvioni, erosione. L’analisi di tutte le informazioni acquisite ha consentito di verificare come le insufficienti sezioni d’alveo di alcuni corsi d’acqua, aggravate spesso da un non ottimale stato manutentivo, hanno causato sormonto o rottura degli argini, con inondazioni di acqua mista a fango e detriti in ampi territori, soprattutto nelle aree costiere. Alcune situazioni si sono dimostrate particolarmente critiche anche per la vicinanza di aree edificate. Le esondazioni hanno interessato sia i centri abitati che le aree agricole, danneggiando infrastrutture, viabilità e servizi essenziali. Numerosi movimenti franosi hanno reso necessari sgomberi e danneggiato la viabilità regionale, infrastrutture e patrimonio archeologico».

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