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Calabria, i presidi con la valigia insistono nella lotta: «Vogliamo tornare»

Ormai da anni lavorano a centinaia di chilometri e non riescono ad avvicinarsi. I sacrifici non sono solo e tanto economici, quanto familiari, perché figli e coniuge sono rimasti in Calabria con tutto quello che consegue ad avere il marito/moglie e la madre/padre lontano. Sono i presidi in trasferta. Una ventina di professionisti che dopo anni dietro una cattedra nel 2017 hanno affrontato e superato il duro concorso per diventare dirigente scolastico.
Ma essendo una selezione nazionale, a differenza dell’ultima, lo scorso anno, svolta invece su base regionale, hanno ottenuto sedi in tutta Italia. Gli ultimi venti che ancora non riescono a rientrare guidano istituti del centro e soprattutto del nord. Oltre la linea gotica, commentano con sarcasmo erudito, e non ce la fanno più. Tant’è che più d’uno, come ha raccontato tempo fa pure su queste colonne, sta addirittura pensando di rinunciare all’incarico dirigenziale e tornare a fare il docente pur di potere fare le valigie stavolta per tornare in Calabria.
Oggi i presidi in trasferta si ritroveranno a Roma, nell’istituto comprensivo “Anna Fraentzel Celli”, per un convegno su “Autonomia, Contratto e Dimensionamento” scolastico promosso dal Comitato dei dirigenti fuori regione in collaborazione con Tecnodid.
Petrone ha ottenuto l’incarico in Emilia Romagna, nell’Imolese. «Lavoriamo per riuscire a mettere in campo un piano di rientro sulla base dei requisiti, anzitutto anzianità di servizio», spiega il dirigente scolastico cosentino, per anni docente di filosofia e storia, pensando soprattutto a quanti sono fuori da più tempo. «Purtroppo sinora non ce l’hanno fatta a tornare nemmeno quanti possono godere dei benefici della legge 104/92», sigilla Gabriele Petrone.

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