Arresti, perquisizioni e sequestri sono in corso da questa mattina da parte di Guardia di finanza e Polizia di Reggio Emilia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Bologna, in varie province italiane, nei confronti di 15 persone - di cui cinque domiciliate nel Reggiano - accusate di aver di aver preso parte a una organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di droga.
Dal 2020, secondo quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione avrebbe importato e acquistato (da Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi) nonché detenuto e venduto sull'intero territorio nazionale (con, anche, alcune distribuzioni avvenute dall’Emilia-Romagna verso la Calabria) 23 chili di cocaina, 6 chili di eroina, 80 chili di hashish e 240 chili di marijuana per un controvalore stimato in 8 milioni. Le indagini hanno evidenziato una associazione a delinquere tra le cui fila si annovera la presenza di soggetti ritenuti appartenenti sia alla criminalità organizzata di tipo 'ndranghetista sia di altri soggetti legati a esponenti della criminalità laziale.
Arrestati in carcere
Bolognino Domenico, Locri 1990
Catellani Cesare, Carpi 1973
Desari Xhemali, Albania 1990
Dushku Avni, Albania 1986
Dushku Fabjol, Albania 1989
Gaetano Salvatore, Crotone 1981
Gatta Daniele, Marino 1984
Kusi Rigers, Albania 1987
Lumi Sokol, Albania 1986
Modafferi Antonino, Reggio Calabria 1980
Palladino Daniel, Reggio Emilia 2001
Sula Bashkim, Albania 1986
Ai domiciliari
Nikolla Julian, Albania 1980
Pepa Armand, Albania 1991
Tafa Aureldi, Albania 1992
Traffico italo-albanese finanziato dalla 'ndrina Grande Aracri di Cutro
A finanziare le operazioni del traffico italo-albanese sgominato oggi da Guardia di Finanza e polizia di Reggio Emilia, secondo gli inquirenti, erano innanzitutto alcuni esponenti della 'ndrangheta emiliana legata alla famiglia Grande Aracri, in particolare Domenico Bolognino, uno dei 15 arrestati, figlio di Sergio, condannato nel maxi processo Aemilia. «L'elevato numero degli acquisti di sostanze stupefacenti e delle stesse cessioni, confermano l’elevata pericolosità sociale degli indagati - scrivono gli inquirenti nell’ordinanza di custodia cautelare -, che, per quanto concerne più specificamente Domenico Bolognino e gli altri indagati di origine calabrese, si sostanzia nell’esistenza di rapporti anche di natura famigliare con esponenti della 'ndrina calabrese riconducibile alla famiglia Grande Aracri, da anni radicata nel territorio emiliano». «C'è il concreto pericolo che tutti gli indagati, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per i quali si procede» spiega il gip di Bologna che sottolinea anche il pericolo di fuga. «Gli indagati di origini calabresi, già gravati da precedenti giudiziari in grado di appesantire la loro posizione sanzionatoria, beneficiano certamente dell’ulteriore livello di protezione garantito dalle famiglie di appartenenza - sottolinea -, e di sicuri agganci nei circuiti criminali che possono agevolarli nel rendersi irreperibili e sottrarsi ai provvedimenti giudiziari».
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