Non è più un argomento su cui bisogna fare silenzio o tergiversare. Da Nord a Sud. Per la prima volta nella storia dei Giubilei il papa ha aperto una Porta Santa all’interno del carcere romano di Rebibbia, che è diventa così icona universale della vicinanza della Chiesa ai detenuti e un segno di speranza. E parole toccanti sono state proferite anche dal capo dello Stato, che non ha usato mezzi termini: «L’alto numero di suicidi nelle carceri – ha detto Sergio Mattarella – è indice di condizioni inammissibili». Come è inammissibile questo 2025 che si apre tragicamente. Già cinque i suicidi, a Paola nel giro di poche ore si sono tolti la vita un detenuto del Reparto isolamento e un impiegato del penitenziario. Sono campanelli struggenti per la coscienza civile. Come la vita spezzata del messinese Domenico Lauria, morto (come lo stabilirà la magistratura, ndc) nel carcere di Catanzaro, a soli ventotto anni. Segni distintivi che ci dicono, senza ma e senza però, che doveva stare altrove? Il giovane era tossicodipendente e invalido civile al 75% con gravissimi disturbi di salute mentale. Un problema che è un male comune nelle celle che “sembrano” discariche sociali, come la parola, valida quasi per ogni dove, ormai diventata tristemente familiare: “Sovraffollamento”. Che cozza con la prescrizione secondo cui «ogni detenuto ha diritto a tre metri quadrati calpestabili, escludendo il letto, l’armadio e il lavabo». Diventata, ahinoi, una lotteria.
La riflessione di Antigone Calabria
E in Calabria? Nei 12 istituti penitenziari calabresi – dato aggiornato a novembre – sono presenti 3.039 persone detenute a fronte di una capienza regolamentare di 2.711 posti, molti dei quali però non sono utilizzabili per inagibilità o manutenzioni e il sovraffollamento sale al 120%, poco più basso della media nazionale che ha da poco raggiunto il 132%; 64 le donne recluse a Castrovillari e al “Panzera” di Reggio e 600 gli stranieri presenti negli istituti penitenziari calabresi. Tra i più affollati Locri, con un tasso di sovraffollamento del 148%, Palmi (133%), Laureana di Borrello (130%). Di sicuro, insomma, non bisogna abbassare la guardia o assuefarsi. «La situazione delle carceri – afferma Perla Allegri, presidente di Antigone Calabria – riflette le criticità evidenziate a livello nazionale nel 2024, con sovraffollamento, condizioni inadeguate e un aumento di eventi critici. Gli istituti penitenziari calabresi, come quelli di Locri, Palmi e Laureana di Borrello presentano un numero di detenuti superiore alla capienza regolamentare, altri istituti presentano ambienti detentivi e docce spesso in condizioni precarie. In generale, nell’anno appena trascorso, si sono registrati numerosi episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio e aggressioni, in linea con l’aumento nazionale di tali eventi. Purtroppo vi sono stati tre suicidi, nell’anno in cui l’Italia ha raggiunto il triste primato di 90 morti negli istituti penitenziari. La situazione all’interno, con numeri così alti, è davvero contraria al senso di umanità che la nostra Costituzione declama». A questo si aggiungono altri problemi: « La carenza di personale sanitario – continua la sentinella del territorio di Antigone – e psicologico negli istituti calabresi compromette l’assistenza ai detenuti, aggravando situazioni di disagio mentale e aumentando il rischio di suicidi. Nelle ultime due visite fatte negli istituti di Cosenza e Rossano abbiamo incontrato persone con disagio psichico che si trovano in isolamento in condizioni gravissime: prive di materassi, svestite, anche le amministrazioni penitenziarie avevano già segnalato l’incompatibilità di queste persone con le condizioni di detenzione. C’è un problema serio legato ai problemi psichiatrici che in carcere si esacerbano. La Regione ha un solo istituto con un’articolazione di salute mentale e un centro clinico, quello di Catanzaro, che da solo non riesce a rispondere alle esigenze della popolazione reclusa».