La sanità pubblica resta un caso nazionale. Il sistema-salute è malridotto ovunque, e qui, nel Mezzogiorno, è, addirittura, completamente piegato dall’improvvisazione e dal caos. Il margine pericoloso di questa storia corre dentro la Calabria dove i livelli di assistenza restano confinati negli abissi di statistiche spietate e il diritto alle cure resta sospeso. Di sanità si continua a morire. Il sistema salute calabrese vive di storici ritardi nell’assistenza territoriale. Non si può star male, soprattutto, nei piccoli comuni, quelli più interni, dove spesso, col medico di famiglia non è garantita neanche la continuità assistenziale. L’ultima provocazione del sindaco di Belcastro con l’ordinanza che vieta di ammalarsi è il lamento della solitudine che fermenta tra le storiche fragilità di questo Sud.
Un Sud che di questi tempi si ritrova con ospedali sempre pieni e ambulanze in fila in attesa di scaricare i pazienti all’interno dei Pronto soccorso. Non c’è mai posto in corsia: e chi finisce nella prima linea dei servizi assistenziali rischia di restarci per molto tempo prima di trovare un varco in corsia. Prima di poter accedere c’è un’altra coda da affrontare: quella delle ambulanze in fila. Ieri, posti esauriti a Catanzaro e Cosenza con mezzi del 118 in lista d’attesa per sbarellare.
Le ambulanze ferme sono forze che vengono meno nello scacchiere dell’emergenza-urgenza. Spesso le centrali operative devono rimodulare le mappe degli interventi in base alla disponibilità dei mezzi liberi. Un cortocircuito perché nei Pronto soccorso mancano le barelle e allora non si riusce a formalizzare la presa in carico del paziente. Difficile spiegare a chi sta male come mai non sia mai facile trovare un’ambulanza vicina in grado di intervenire entro quei 21 minuti che rappresentano il crono medio individuato all’interno dell’intervallo allarme target del 118. Impossibile spiegare che il ritardo, spesso, dipende dal fatto che il mezzo più vicino si trova in coda davanti a un ospedale che non riesce a prendere in carico il paziente trasportato. Impossibile da spiegare, soprattutto, quando ci si ritrova ad affrontare l’ira dei familiari con un malato grave, alle prese con una patologia tempo-dipendente. Senza contare quello che può accadere nei piccoli centri, quelli più lontani e più soli, con strutture intensive per patologie cardiologiche o stroke che sono praticamente irraggiungibili. E così quella corsa contro i secondi non è mai uguale in Calabria ed è ai confini d’Italia. Certe volte le attese di minuti si trasformano in ore. Dipende. Nel 2023 il tempo medio certificato dal Ministero in Calabria era di 30 minuti, nel 2024 è sceso (senza certificazione) a 28. Ma si tratta di medie, appunto.
La sanità calabrese ha bisogno di altro tempo per risalire la china, avvicinarsi di più a quei 21 minuti che rappresenterebbero essenziali. Ma nell’emergenza-urgenza di tempo ce n’è sempre poco perché il tempo è decisivo e, nei casi limite, fa la differenza tra la vita e la morte. E la tragedia di San Giovanni in Fiore ha dimostrato quanto questa terra sia ancora lontana dalla normalità. Familiari e amici del 48enne morto reclamano verità e giustizia, lo hanno chiesto anche ieri sera durante una marcia tra singhiozzi e dolore. L’Asp, attraverso il direttore generale, Antonello Graziano, che in una nota ha annunciato: «Nell’esprimere profondo dolore per la morte di Serafino Congi, deceduto mentre si trovava a bordo di una ambulanza in transito dall’ospedale di San Giovanni in Fiore all’Hub dell’Annunziata di Cosenza, comunica di aver istituito una commissione d’inchiesta interna alla quale spetterà il compito di chiarire eventuali responsabilità sulla morte del 48enne. Si resta in attesa di quanto stabilirà l’autorità giudiziaria che ha aperto un’inchiesta. L’Asp metterà a disposizione della magistratura tutte le informazioni necessarie, garantendo la massima disponibilità a fornire ogni utile dettaglio necessario a fare piena luce sul tragico evento».
In Calabria, la strada verso la normalità è un’arrampicata in salita e il rischio è di restare senza fiato prima dello scollinamento. Azienda zero sta lavorando al potenziamento del 118 con 20 nuove postazioni con infermiere e con medico a bordo. E le ambulanze a disposizione dell’emergenza-urgenza saliranno dalle attuali 52 alle 167 per garantire una copertura maggiore e tempi d’intervento certi. Ed è già aumentato il ricorso all’elisoccorso con interventi del velivolo che nel 2024 sono raddoppiati in tutta la regione rispetto al 2023.
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