“Colpo allo Stato”, il libro scritto dal giornalista di Gazzetta del Sud Antonio Ricchio, è stato presentato ieri al Senato, nella sala “Caduti di Nassirya”, alla presenza dei senatori Pd Nicola Irto e Francesco Boccia, di Franco Bassanini, già ministro della Funzione pubblica e degli Affari regionali, della deputata M5S Anna Laura Orrico, della senatrice di Italia Viva, Silvia Fregolent, della sottosegretaria di Stato per il ministero dell’Interno Wanda Ferro (Fdi) e del segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, con la moderazione di Sergio Rizzo, tra le più note e importanti firme del giornalismo italiano.
L’appuntamento è servito ad approfondire alcuni dei temi che la stessa Corte costituzionale ha evidenziato, cassandole, quali severe criticità della legge sull’autonomia differenziata voluta dalla Lega e dal suo ministro Roberto Calderoli. Lo stesso Ricchio, raccontando la genesi del libro, ha posto l’accento su ciò che succederà nei prossimi mesi: «Il lavoro è stato fatto con l’intenzione di provare a stimolare un po’ di dibattito su una riforma così importante e destinata a incidere sul futuro delle comunità, in particolare di quelle del Mezzogiorno. Adesso si apre una stagione di grandi interrogativi che sono quelli posti dalla Corte costituzionale. Intanto, bisognerà capire se la Corte di Cassazione riterrà ancora valido il quesito referendario e in seconda battuta se la Consulta riterrà ammissibile il referendum: a quel punto si aprirà una nuova partita».
Per Irto, «la sentenza della Corte mi pare sia inequivocabile: la legge è demolita, va riscritta». L’ex presidente del Consiglio regionale calabrese, partendo dalle riflessioni contenute nel libro, si è poi concentrato su uno dei temi più delicati legati all’autonomia: «Il tema dell'Istruzione probabilmente rappresenta forse più di ogni altro il tema che produceva l'irreversibilità del progetto di Calderoli: con la definizione delle intese, le Regioni avrebbero potuto iniziare ad avviare percorsi di istruzione differenziati. E anche se poi, dopo anni, si fosse deciso di tornare indietro su quei percorsi, si sarebbero comunque lasciati sul campo danni permanenti nelle nuove generazioni».
Sull’effetto del pronunciamento della Consulta anche Orrico ha sottolineato: «Quello che spero è che questo governo e questa maggioranza comprendano che il disegno di legge Calderoli ha un impianto completamente sbagliato, oltre che molto confusionario e caotico. L’auspicio è che questa maggioranza ci ripensi e che voglia aprire anche una discussione con le forze di opposizione».
Boccia, invece, è intervenuto anche sulle ultime parole di Calderoli: «Sentire il ministro dire “Io vado avanti comunque con le intese” è una provocazione: chiediamo alla maggioranza di venire in Aula e di votare con noi una mozione che dica a Calderoli di fermarsi. Andare avanti sarebbe irrispettoso per la Consulta e per il Paese».
Bombardieri ha invece concentrato il suo intervento sul rischio di ampliamento delle disparità salariali tra Nord e Sud a cui il testo della legge Calderoli apriva concedendo spazi di manovra ampi alle Regioni nella definizione di trattamenti accessori rispetto ai salari definiti dai contratti nazionali. Un tema, questo, che avrebbe riflessi diretti, per esempio, sulla Sanità: «Spostando tutti i medici al Nord – ha detto –, poi sei costretto a chiamare i medici da Cuba».
In difesa dell’autonomia differenziata, infine, per Wanda Ferro il pronunciamento della Consulta «non dichiara incostituzionale la norma, ma pone l’attenzione su punti fondamentali e sarà certamente di accompagnamento al governo nella realizzazione di quella sussidiarietà che tutti vogliamo. E riprendo quello che spesso ha detto il presidente Roberto Occhiuto sull’autonomia e sui Lep: “no money, no party”».
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