La Calabria che corre verso il Natale prova a fare i conti con un sistema economico che conferma le tendenze del 2023. Buone notizie dopo gli affanni del biennio del Covid e le successive tensioni internazionali che hanno generato incertezza su tutti i principali mercati contaminati dalle speculazioni. Si riparte con le imprese (è lo scenario che si ritrova in tutto il Sud che corre) che sono diventate il motore dello sviluppo nazionale e col Pil che si conferma virtuoso anche nei primi sei mesi del 2024. L’obiettivo, adesso, è quello di veder crescere anche i lavoratori dipendenti, i consumatori, l’ambiente e il contesto sociale in generale. Le impronte di un benessere generale del sistema produttivo si sono ritrovate in quasi tutti i report sfornati negli ultimi mesi. Anche la Svimez ha, di recente, confermato i progressi dell’economia del Mezzogiorno, che ha definito la crescita del Pil calabrese «positiva e omogenea». In particolare, l’incremento del valore aggiunto viene attribuito «alle Costruzioni (+7,4%) insieme a al Terziario (+1,7%), nonostante il netto calo del settore industriale (-4,8%)».
Le componenti della domanda
Nel 2023, spiega Svimez, i consumi delle famiglie, che rappresentano la componente quantitativamente più importante della domanda, sono aumentati di un +1,1% nel Mezzogiorno, appena due punti percentuali in meno rispetto al resto del Paese, con una crescita apparentemente più esigua in Calabria che ha fatto segnare un +0,6%, tuttavia nettamente migliore del valore con cui era stato archiviato l’anno precedente (-1,3%). Un progresso che è stato ispirato dagli interventi di policy che, nel settore della spesa in consumi, al pari degli investimenti nelle Costruzioni, sono stati la componente della domanda maggiormente sostenuta. Gli investimenti rappresentano un’altra componente vivace della domanda interna del 2023. In Calabria, in particolare, s’è registrata la più intensa accumulazione di capitale del Mezzogiorno con un +8,7%. Subito dietro si sono piazzate la Basilicata (+8,5%) e l’Abruzzo (+7,6%).
Esportazioni da record
Naturalmente, sulla bilancia della crescita regionale, pesa l’export di merci al netto della componente energetica, a prezzi correnti. Un dato che nel 2023 ha sviluppato da solo, nell’intero Mezzogiorno, un aumento del +14,2%. La dinamica delle esportazioni è stata particolarmente sostenuta proprio in Calabria con una crescita del +22,5% e un clamoroso balzo in avanti, rispetto al 2019 (quindi, prima del Covid), di +102%. Scenari virtuosi che la Banca d’Italia ripercorre anche nei primi sei mesi del 2024 chiusi con un saldo largamente positivo: +18% per un valore di 510 milioni di euro. I settori più dinamici sono alimentare, delle bevande e del tabacco (179 milioni di euro) e quello delle sostanze e prodotti chimici (134 milioni). La crescita delle esportazioni in percentuale è cresciuta molto verso i paesi dell’economie più dinamiche dell’Asia: Corea del Sud, Hong Kong, Malaysia, Singapore, Taiwan e Thailandia.
Occupazione
Secondo l’Istituto di credito di Stato, la Calabria soffre ancora per la mancanza di lavoro. Qui, il tasso di occupazione è fermo al 44,7% (pressoché stabile rispetto allo stesso periodo del 2023, chiuso al 44,2%). Ciò significa che solo meno della metà della popolazione attiva (quella compresa tra i 15 e i 64 anni) ha un lavoro regolare. Nessuno fa peggio nel resto del paese. La Campania si ferma 45% e la Sicilia, segna un 45,9%, completano il terzetto in fondo alla graduatoria nazionale. Il secondo semestre di quest’anno si è chiuso con l’Agricoltura regionale che registra una variazione percentuale negativa (-9,8%) di occupati. Lieve flessione anche nei Servizi (-0,2%). Crescono, invece, l’Industria in senso stretto (+15,2%), le Costruzioni (+8,7%) e Commercio, alberghi e ristoranti che volano (+12,3%). Complessivamente, la crescita di occupati in valori percentuali, nel secondo semestre è di +0,6%. Cala il tasso di disoccupazione che segna un 13,9% contro il 15,9% dello stesso periodo dello scorso anno. Stabile il tasso di attività: 52,1% contro il 52,8% del 2023.
Lavoro nero
Il dato dell’occupazione resta seriamente contaminato da una quota considerevole di lavoro irregolare che ogni giorno strappa pezzi di vite umane attraverso lo sfruttamento. Uno su cinque qui è occupato senza tutele. E una fetta di donne è impiegata in “nero” nell’“industria del bisogno” (quella dei servizi alla persona): colf, badanti, baby-sitter. Di recente la Cgia di Mestre, nel report “Lavoro nero e caporalato”, ha collocato la Calabria in testa alla graduatoria nazionale delle regioni per valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare con l’8,3%. In Italia, nessuno fa meglio. E gli statistici hanno quantificato il “buco nero” generato dall’economia sommersa in una cifra enorme, di poco superiore ai 2,5 miliardi di euro all’anno.
Tredicesime
Rispetto al 2023, stima la Cgia di Mestre, l’ammontare netto delle tredicesime che verrà erogato nelle prossime settimane è cresciuto, complessivamente, di 4,1 miliardi. Un aumento ispirato dall’ampliamento della platea dei dipendenti presenti nel Paese (+221mila lavoratori) e di quasi 91mila pensionati. Naturalmente, è cresciuto anche il monte salari e questo è riconducibile, in larga misura, al fatto che alcuni importanti contratti di lavoro sono stati rinnovati. In Calabria, le tredicesime saranno pagate 939.465 tredicesime mensilità (518.238 a pensionati e 421.227 a lavoratori dipendenti). Cosenza è la provincia col più alto numero di percettori (336.415). A seguire, Reggio Calabria (266.237) e Catanzaro (184.633).
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