Regole chiare e, soprattutto, certe. È quanto chiede il Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti sulla Zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno, realtà che oggi può contare solo in parte su un quadro stabile di regole. E per territori fragili come quelli del Sud, in particolare quello calabrese, ciò può costituire un ostacolo al percorso di crescita attraverso l’insediamento di attività produttive. L’analisi svolta dal Collegio presso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato spazia su diversi aspetti del “telaio” della Zes unica, tra questioni organizzative e formali. Il piano strategico contiene la politica di sviluppo della Zes unica e ha una durata triennale. Al suo interno vengono indicati i settori da promuovere o rafforzare, anche facendo riferimento alle rispettive vocazioni dei territori delle otto regioni del Mezzogiorno che fanno parte della Zona speciale. «Ad oggi – scrive la Corte dei Conti – non risulta adottato il piano strategico, ma è stato esclusivamente predisposto uno schema di piano, in forma non definitiva». Il 26 luglio scorso, al momento del varo del provvedimento, venne indicata dal governo la strada di un successivo Dpcm per l’ufficializzazione del piano strategico, un provvedimento ancora non emanato. La mancata adozione, per la Corte, è «particolarmente significativa» anche in relazione al dl Coesione nel quale si ricorda “la coerenza degli investimenti con le previsioni del Piano strategico della Zes unica”. In sostanza, se il piano ancora non c’è in veste ufficiale - lo schema è un atto suscettibile anche di profonde variazioni - con quale criterio si valutano gli investimenti? Un aspetto che il Collegio del controllo concomitante ritiene importante, tanto da raccomandare alla Struttura di missione «di porre in essere un comportamento pro-attivo, al fine di accelerare l’iter di approvazione del testo definitivo del Piano strategico, che doveva già avvenire in data 31 luglio 2024».