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Omicidio del brigadiere Tripodi a San Luca, nuovi accertamenti sul Dna

Oggi l’acquisizione di campioni biologici dei quattro indagati per il “cold case” del 1985. Ulteriori verifiche dopo una prima consulenza dei Carabinieri del Ris

Per l’omicidio del brigadiere Carmine Tripodi, ucciso a San Luca il 6 febbraio del 1985, la Procura antimafia di Reggio Calabria ha disposto ulteriori accertamenti tecnici di natura biologica. L’acquisizione dei campioni biologici utili per l’esame del Dna dei quattro indagati inizierà questa mattina presso il Ris dei Carabinieri di Messina, salvo richiesta di rinvio motivata che sarebbe stata presentata per almeno due degli indagati.
Per l’omicidio del brigadiere Tripodi la Procura distrettuale reggina ha iscritto nel registro degli indagati Sebastiano Nirta cl. 1957 (assistito dall’avv. Pietro Bertone) Giovanni Pizzata cl. 1962 (difeso dall’avv. Lorenzo Strangio) Giuseppe Pipicella cl. 1956 (difeso dall’avv. Angela Giampaolo) e A.A.P. all’epoca dei fatti minorenne (difeso anch’egli dall’avv. Giampaolo).
Gli ulteriori approfondimenti investigativi di tipo tecnico-scientifico giungono a seguito del deposito di una prima consulenza dei Carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche – Sezione di Biologia di Messina che dalle analisi genetico molecolari effettuate sul campione contenente «una traccia ematica sulla spalla destra della giacca in reperto, hanno permesso di ottenere un profilo genotipico riconducibile ad un individuo ignoto di sesso maschile denominato “Soggetto A”», in relazione al quale per «quanto analizzato ed alle informazioni deducibili dagli atti trasmessi, è verosimile ricondurre il profilo descritto alla vittima».

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