Fumata grigia al termine del confronto tra i rappresentanti della Regione e i sindacati sulla vertenza tirocinanti d’inclusione sociale. E anche se dalla Cittadella viene assicurato che sarà profuso il massimo impegno per dare seguito agli impegni assunti durante l’ultimo vertice al Ministero della Funzione pubblica, restano ancora diversi i nodi da sciogliere. L’ultima proroga tecnica ottenuta grazie all’approvazione di un emendamento collegato al decreto “Omnibus” è sì una buona notizia, ma non certo risolutiva.
I sindacati, rappresentati ieri al tavolo da Ivan Ferraro (Cgil), Enzo Musolino (Cisl), Luca Muzzupappa (Uil) e Saverio Bartoluzzi (Usb), temono un nuovo autunno “caldo”, con i precari - circa 4mila - pronti ad azioni eclatanti senza le risposte attese e il rischio che la bomba sociale possa definitivamente deflagrare. È un’ipotesi che nessuno si augura, in primis l’assessore regionale Giovanni Calabrese - e con lui il dirigente Fortunato Varone e la vicecapo di Gabinetto della Regione, Maria Cantarini - che continua a dispensare fiducia rispetto al buon esito delle azioni avviate. E che riguardano, in particolare, lo scivolo pensionistico da proporre agli over 60, garantendo loro un assegno d’inclusione sociale a carico della Regione - circa 600 euro al mese, poco meno dei 700 attualmente percepiti da chi è in servizio - fino al raggiungimento della pensione e, dunque, al compimento dei 67 anni di età. La procedura, secondo le stime, potrebbe interessare una platea di circa 800-900 persone e comporterebbero una spesa di 22 milioni.
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