Calabria

Sabato 23 Novembre 2024

La 'ndrangheta a San Siro, il racconto di Andrea Beretta: "Il clan mi convocò, volevano uccidermi"

Il piano sarebbe stato attirarlo in una trappola, per poi stordirlo con un sonnifero, giustiziarlo con un colpo d’arma da fuoco e infine sotterrarlo. Sarebbe stato questo, secondo Andrea Beretta, il progetto omicidiario ordito da Antonio Bellocco per farlo fuori. Un progetto che Beretta sarebbe «riuscito più volte a sventare» prima di passare al “contrattacco” lo scorso 4 settembre quando, a Cernusco sul Naviglio, uccise l’esponente del clan di ‘ndrangheta di Rosarno con una ventina di coltellate. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta «Due curve» che, lunedì scorso, ha terremotato i direttivi del Curve Nord e Sud di Milano con 18 arresti in carcere e uno a domiciliari. «In tale ottica, si ritiene di aver documentato - sottolineano i pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra - la verosimiglianza del racconto» fatto dall’ex capo ultrà nerazzurro Beretta nell’interrogatorio «almeno rispetto al tentativo di essere estromesso dal merchandising, con l’incontro del 23 luglio 2024 all’interno dei box dell’abitazione del calabrese». In quella circostanza il «Berro» aveva incontrato due emissari della sua famiglia, che gli avevano rivolto pesanti intimidazioni sempre riguardo agli affari della Curva. Secondo quanto raccontato da Beretta ai magistrati della Dda milanese, l’allora capo ultras della curva nord dell’Inter fu «convocato, tra giugno e luglio, a casa di Bellocco» e nei box sotto l’abitazione incontrò «due emissari» del clan 'ndranghetista che gli avrebbero rivolto «direttamente concrete intimidazioni (sempre correlabili alla gestione del merchandising)». Nell’integrazione, firmata dai pm Storari e Ombra nell’inchiesta di Polizia e Gdf e datata 16 settembre (l'omicidio di Bellocco è del 4 settembre), viene spiegato, come era già emerso, che Beretta, interrogato dopo aver accoltellato a morte l’uomo che con lui e Marco Ferdico guidava il direttivo della Nord, ha rivelato «di essere stato a conoscenza di un «piano omicidiario» per farlo fuori. Un piano, si legge ancora, «che sarebbe dovuto passare a vie di fatto dopo che lo stesso era stato convocato, tra giugno e luglio, a casa di Bellocco dove, all’interno dei box sottostanti l'abitazione, aveva incontrato due emissari della sua famiglia, di cui uno presentato come un latitante, che gli avevano rivolto direttamente concrete intimidazioni». Proprio per questo, «e solo dopo aver subito tali intimidazioni e più tentativi - sempre secondo la versione di Beretta - di essere portato in un luogo dove sarebbe poi stato ucciso, si era munito di una pistola, che portava con sé».

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