Oltre le dispute politiche e le ragioni dei “pro” e dei “contro”, sull’autonomia differenziata ci sono da fare un po’ di conti nel senso letterale dell’espressione. L’associazione Svimez - come ribadito dal direttore Luca Bianchi nel corso dell’ultima puntata della trasmissione televisiva Presa Diretta - indica in 80 miliardi di euro la somma necessaria per azzerare il divario tra Nord e Sud. «Se l’Autonomia fosse stata approvata nel 2018 - è il ragionamento portato avanti da Bianchi -, nei tre anni successivi le tre regioni proponenti, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, avrebbero avuto un surplus finanziario sulle stesse funzioni di circa 7 miliardi, 7 miliardi che ovviamente sarebbero stati tolti a tutte le altre regioni italiane e quindi soprattutto nel Mezzogiorno».
Il nodo irrisolto della riforma Calderoli è sempre quello dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni che garantiscono i diritti sociali e civili e da erogare da Nord a Sud in modo uniforme per le materie che verranno decentrate in quelle Regioni a statuto ordinario che ne faranno richiesta. Per offrire a tutti le stesse condizioni di partenza, servirebbe determinarli e finanziarli prima di procedere all’attuazione dell’autonomia differenziata. «Il bluff, la truffa direi - è sempre la tesi del direttore della Svimez - dell’autonomia differenziata così com’è proposta è che da un lato si assume il principio che i Lep vanno definiti prima di fare l’Autonomia, dall’altro si presuppone di fare questa operazione a risorse invariate, cioè senza metterci neanche un euro».
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