La Calabria è una regione complessa. Una zolla dell’Italia più meridionale che non è cresciuta su un rettilineo unico. Le strade seguono, inevitabilmente, i piegoni che si allargano dentro curve e tornanti in fondo ai quali si sono sviluppate le piccole comunità che vanno rapidamente scomparendo. Nel vuoto si scorgono i piccoli borghi condannati all’isolamento con collegamenti infrastrutturali assenti e servizi inesistenti. In quei piccoli agglomerati di case aggrappate a costoni di roccia o spalmate in mezzo a campagne gonfie di silenzio, restano, ormai, tracce invisibili della presenza dello Stato. Le turbolenze negative seguono le rotte dello spopolamento, un fenomeno cominciato vent’anni fa e che ha cambiato, inevitabilmente, il destino di questa terra. Uno scenario drammatico che si combina in mezzo alle ombre di numeri spaventosi. Diagrammi che screpolano le fibre già consumate della Calabria, una terra che ha cominciato a sprofondare verso un tramonto che appare inarrestabile. Nei piccoli paesi la gente, ormai, resta fin che può prima d’andare via, chiudendo per sempre le case. Ed è così che parti intere di questa regione si stanno svuotando di umanità e di rumori, in una terra che, solo nell’ultimo anno ha perso 8.460 residenti mentre in vent’anni mancano all’appello 173.188 calabresi (praticamente, più dei residenti di Reggio Calabria, la città più grande della regione). Del resto, è tutto il Mezzogiorno che rischia di sparire. L’intero Sud si sta impoverendo all’anagrafe tra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi, emigrazione giovanile e invecchiamento dei residenti. Qualche anno fa, in Sicilia, a Salemi è nato un esperimento per provare a frenare il destino dei morte dei piccoli borghi. L’idea era quello di consentire al Comune di mettere all’asta immobili vecchi e, a volte, fatiscenti, al prezzo simbolico di un euro. Lo scopo era duplice: consentire ai proprietari di sgravarsi di un costo fiscale per un’abitazione “fantasma”, e obbligare gli acquirenti a ristrutturarle e completarle entro un periodo relativamente breve. Naturalmente, l’euro è un prezzo simbolico perché, poi, bisognerà aggiungere tutte le altre spese previste, dall’atto notarile per il cambio di proprietà a possibili ipoteche. Senza contare i costi da affrontare per la ristrutturazione che può non essere un percorso lineare dal momento che si tratta di residenze in centri storici soggetti a vincoli. Il progetto “Casea1euro” è veicolato attraverso il web dove è presente anche una mappa interattiva. In Calabria sono sette i borghi che hanno promosso la singolare proposta: Albidona, Belcastro, Bisignano, Cinquefrondi, Maida, Platania e Rose. Nonostante l’originalità del progetto, le prime amministrazioni che hanno promosso l’iniziativa in Italia hanno, però, visto ben poca partecipazione ai bandi di gara. Adesso, però, la situazione si sta evolvendo.