L’ultimo episodio, a Vibo Valentia, soltanto qualche giorno fa. Una delle dottoresse più “longeve” in servizio nel Pronto soccorso dell’ospedale “Jazzolino” ha annunciato di voler gettare la spugna perché «stanca» del clima di tensioni perenni presenti in una delle strutture sanitarie più problematiche della Calabria. La scorsa settimana, altra situazione difficile, questa volta al Gom di Reggio Calabria. Un uomo è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di medici e infermieri del Grande ospedale metropolitano, "colpevoli" di non aver subito visitato il paziente. Ancora peggio è andata al Pronto soccorso del “San Giovanni di Dio” di Crotone, la sera dello scorso 18 agosto, dove una donna, dopo aver preteso visite immediate ad suo familiare, ha scatenato la propria rabbia contro due dottoresse e due infermiere causando loro ferite e fratture. La situazione, insomma, è da allarme rosso. L’incolumità degli operatori sanitari è sempre più a rischio e, talvolta, chi dovrebbe operare nelle corsie ospedaliere preferisce rinunciare ed optare per altri percorsi professionali. Dalla relazione 2023 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps), inviata alle Camere nel marzo scorso, sono state registrate in Calabria 32 aggressioni a personale sanitario, tutte nel settore pubblico: in 20 casi l’aggressore è stato un paziente, in 10 è stato un parente o conoscente e in uno non si è addirittura individuato il responsabile. E ancora: in 5 eventi è stato segnalato il coinvolgimento di 2 operatori per singolo evento e in un evento è stato rilevato l’interessamento di ben 3 lavoratori. «Tra gli operatori colpiti - si legge nel report commissionato dal Ministero della Salute - 12 avevano un’età compresa tra 30 e 39 anni, 13 avevano un’età compresa tra 40 e 49 anni, 6 avevano un’età compresa tra 50 e 59 anni e 6 avevano un’età superiore ai 60 anni: interessati 24 uomini e 15 donne».
Il “Daspo” per gli aggressori
Il problema investe trasversalmente tutti e anche la politica sembra prenderne atto. Prova ne è la presentazione in Senato di un disegno di legge che introduce una sorta di Daspo in sanità per chi si rende autore di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario. Il ddl, primo firmatario il senatore Ignazio Zullo, composto da un solo articolo e senza oneri per lo Stato, prevede, per gli aggressori, «la sospensione per tre anni della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione»