Il caso balneari è chiuso. Il decreto legge approvato dal Cdm stabilisce che le concessioni vengano prolungate fino al 2027. Ma, in caso di «ragioni oggettive» che impediscano il completamento delle procedure di gara, è previsto un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028. In ogni caso, la durata delle nuove concessioni dovrà essere di almeno 5 anni e di non più di 20. Quanto alle gare, il termine ultimo è il 30 giugno 2027: entro questa data le concessioni balneari dovranno essere messe all’asta. Nel testo, è previsto, poi, l’indennizzo: chi subentra, lo dovrà pagare a chi lascia e assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori. «È stata presa una decisione importante da parte del governo, ma ora dev’essere concretizzata nei fatti – evidenzia il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer –. Non vediamo l’ora di poter considerare il problema come definitivamente risolto. Non è una questione di nutrire dubbi, ma dobbiamo vedere la corretta attuazione di ciò che è stato annunciato e deciso». Intanto, in Italia monta la protesta. I sindacati di categoria non ci stanno e preannunciano battaglia contro un decreto legge che delude le loro aspettative. «Il provvedimento legislativo adottato dal Cdm sulle concessioni demaniali marittime vigenti, non ci soddisfa – affermano Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoli, presidenti di Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti – perché prevede la messa a gara delle aziende. Erano altre le aspettative generate dalle dichiarazioni degli esponenti dell’attuale Governo, sull’esclusione del settore dall’applicazione della Bolkestein. Riuniremo gli organismi dirigenti delle nostre organizzazioni per una valutazione del provvedimento legislativo e per decidere le conseguenti iniziative sindacali». E mentre l’europarlamentare Pina Picierno rileva che «il Governo prende in giro gli esercenti», anche Mauro Della Valle, presidente di Confimprese demaniali, esprime la sua amarezza: «Il Governo con questo decreto non rispetta e certifica di non conoscere la storia della balneazione italiana. Un provvedimento che ammazza anni di lavoro e di eccellenze, con una norma che umilia le famiglie balneari, senza tutelare e rispettare il valore aziendale». Sulla stessa linea, la Cna Balneari: « Il provvedimento adottato non ci soddisfa. Se da un lato, infatti, la continuità delle attuali concessioni fino al 30 settembre 2027 è positiva, i criteri previsti per il nuovo assetto non tutelano le imprese al momento attive. Siamo estremamente preoccupati per il futuro delle 30mila imprese, che tanto hanno fatto per qualificare l’offerta turistica, il 70% delle quali micro e piccole imprese, che danno lavoro a ben 300mila addetti, anche in aree fortemente disagiate sul versante socio-economico».