In fuga da codici e pandette. La professione forense sembra non entusiasmare come un tempo, forse a causa della crisi economica e, probabilmente, per via del generale calo del volume di lavoro legato al costo sempre maggiore dell’istruzione d’una causa. Un dato è certo: il numero degli avvocati che lascia la toga è sensibilmente cresciuto negli ultimi due anni.
A rivelarlo è il presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa, Antonio Martinez che, a seguito di un articolato report rileva come siano diminuiti dell’1,8 per cento gli avvocati in attività iscritti alla Cassa Forense. Si tratta, secondo l’indagine condotta dall’Associazione, di circa 4000 professionisti in meno concenhtrati soprattutto nel Meridione e, in particolare, nella nostra regione dove si registra un calo del 4,8 per cento.
Qual è la situazione? Ne parliamo con i presidenti di due Consiglio dell’Ordine forense, Ornella Nucci, di Cosenza e Angelo Rossi di Palmi. Si tratta di due Fori antichi e importanti che offrono un osservatorio privilegiato su aree differenti della Calabria.
Spiega Ornella Nucci: «Nel nostro Foro, che conta 2300 iscritti, non risentiamo del fenomeno in maniera significativa perchè alle uscite fanno da bilanciamento i nuovi iscritti. C’è un calo più sensibile nei Fori più piccoli con un travaso dalla nostra professione verso occupazioni diverse che garantiscono una retribuzione fissa. Noi, insomma, percepiamo al momento meno il fenomeno». La presidente Nucci rileva tuttavia un altro segnale poco incoraggiante: «Vi sono meno praticanti che si iscrivono dopo aver ottenuto la laurea in Giurisprudenza. Agli esami di abilitazione quest’anno nel distretto giudiziario vi parteciperanno 400 candidati: pensi che quando li sostenni io eravamo in 2000.». Il dato testimonierebbe un minor interesse verso la professione che in Calabria ha avuto grandi Maestri dell’oratoria e del diritto.
Angelo Rossi, presidente dell’Ordine di Palmi, snocciola dei numeri per far comprendere cosa sta accadendo nell’area pianigiana del Reggino. «Negli ultimi tre anni abbiamo registrato 150 cancellazioni. Noi contiamo su quasi un migliaio di iscritti e il dato appare dunque considerevole. La scelta di abbandonare la toga è probabilmente legata all’aumento della pressione fiscale sulle libere professioni e, ancora, all’aumento dei contributi previdenziali che sono stati raddoppiati. Non solo: la complessiva situazione di crisi economica spinge verso occupazioni diverse. Così accade che avvocati scelgano la via dei concorsi transitando altrove. «Certo, continua il presidente Rossi «vedere avvocati con anni di attività alle spalle cambiare lavoro fa riflettere». E poi aggiunge: «Rimane un dato per me incontrovertibile: quella dell’avvocato è la professione più affascinante e bella di tutte».
Presumibilmente meno toghe affolleranno, dunque, nel prossimo futuro le aule giudiziarie calabresi. Una circostanza malinconica nella terra che fu di Zaleuco.
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