Imputato in tre processi e un solo filo conduttore: essere considerato dalla procura antimafia di Reggio Calabria l’uomo di fiducia del boss Pino Piromalli e di suo figlio Antonio. Un ruolo che, secondo gli inquirenti, Rocco Delfino avrebbe conquistato sul campo in anni di militanza e vicinanza ai vertici delle potenti cosche di Gioia Tauro, quella dei Molè prima e poi con i Piromalli. Per diversi anni, Delfino era quasi sparito dai radar della procura antimafia di Reggio Calabria, soprattutto dopo le assoluzioni nei processi che nei quali veniva accusato di essere vicinissimo al boss ergastolano Girolamo “Mommo” Molè. Dopo un periodo di relativa calma, Rocco Delfino è tornato prepotentemente nelle indagini non solo degli uomini dell’antimafia reggina, ma anche in quella di Catanzaro. La procura, all’epoca diretta da Nicola Gratteri, lo ha arrestato nell’ambito della maxioperazione “Rinascita Scott” facendolo condannare a 5 anni di reclusione per intestazione fittizia e il concorso nelle rivelazioni di segreti d’ufficio insieme all’avvocato Giancarlo Pittelli, suo legale per diversi anni prima di finire con Delfino imputato nello stesso procedimento.