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Il virus della febbre del Nilo, per la prima volta un caso certificato in Calabria: la Regione si mobilita IL BOLLETTINO

Con settantadue nuovi casi di West Nile Virus segnalati nel periodo 15 – 21 agosto, salgono complessivamente a 171 quelli confermati in Italia dall’inizio della sorveglianza, a maggio 2024.

Di questi, 101 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 1 Lombardia, 23 Veneto, 5 Friuli-Venezia Giulia, 63 Emilia Romagna, 1 Campania, 2 Puglia, 1 Calabria, 1 caso importato dagli Stati Uniti e 2 dall’Albania), 21 casi asintomatici identificati in donatori di sangue (1 Piemonte, 5 Lombardia, 1 Veneto, 2 Friuli-Venezia Giulia, 11 Emilia-Romagna, 1 Campania), 49 casi di febbre (1 Piemonte, 1 Lombardia, 33 Veneto, 12 Emilia-Romagna, 1 caso importato da Oman e 1 dal Marocco).

Lo evidenzia il bollettino di sorveglianza integrata West Nile e Usutu virus del 22 agosto.

Tra i casi confermati sono stati notificati 6 decessi (1 Piemonte, 2 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna).

Dal bollettino emerge che salgono a 35 (erano 33 nella scorsa rilevazione) le Province con dimostrata circolazione di West Nile Virus in vettori/animali/uomo appartenenti a 11 Regioni.

IL BOLLETTINO 

Cos'è il West Nile

La febbre del Nilo è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome).

Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri.

Incubazione e sintomi

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

Diagnosi

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Le contromisure

La Regione Calabria alza il livello d’attenzione contro la febbre West Nile. Con un decreto approvato nei giorni scorsi, la struttura commissariale della sanità guidata dal presidente della Giunta Roberto Occhiuto ha adottato il piano di "Sorveglianza e risposta ai virus della West Nile e Usutu in Regione Calabria - anno 2024": il piano, che ha avuto l’ok del ministero della Salute, è stato predisposto dal Settore Sanità Veterinaria del Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria. Secondo quanto si legge nel Piano regionale, in base alle indicazioni ministeriali sono considerate aree ad alto rischio di trasmissione le province di Cosenza e di Crotone: in provincia di Cosenza si sono registrati alcuni focolai nel 2023 e quest’anno, nel Crotonese la West Nile ha circolato in passato (2011) e nel corso del 2022 quando si sono avuti due focolai in allevamenti avicoli rurali. A basso rischio di trasmissione invece sono considerate dalle autorità sanitarie le altre tre province calabresi. Secondo l’Istituto superiore di Sanità, da maggio a oggi in Calabria si è registrato un caso di West Nile.

PREVENZIONE

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.

Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:

  • usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
  • usando delle zanzariere alle finestre
  • svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
  • cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
  • tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.

Terapia e trattamento

Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

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