Riecco l’Italia delle vacanze che, in queste ore, si spalma su strade e autostrade, tra viaggi, doppie case, ristoranti e hotel. La liturgia del relax si compie, come sempre, sotto il solleone, alla vigilia di Ferragosto. Tra aperitivi e grigliate, s’insinua, però, il vento orbo e inquieto del carovita che ha riportato tensioni ormai sopite. L’inflazione è tornata ad arrampicarsi velocemente dentro scale senza fine di diagrammi a sviluppo esponenziale. Dinamiche irregolari che innescano smottamenti a catena dentro gli argini della resilienza sociale di una umanità sempre più provata. I dati di luglio riaccendono le preoccupazioni. L’indice medio dei prezzi al consumo registrato in Calabria è di +1,4% e supera di poco quello nazionale che si è fermato a +1,3%. In testa il Trentino (1,8%), poi Friuli e Veneto. Un balzo notevole se si considera che giugno si era chiuso con valori prossimi allo zero. E alle porte già bussa un autunno che si preannuncia caldo, e non per il clima. Settembre rischia di riportare ansie già vissute nel recente passato. Nel cono d’ombra potrebbero finire nuovamente famiglie e imprese. Mauro Antonelli, responsabile dell’Ufficio studi di Unione nazionale consumatori, che ha elaborato i dati dell’Istituto di statistica di Stato, lancia l’allarme: «Siamo preoccupati per i rincari dei prodotti alimentari, una spesa che grava anche sui ceti meno abbienti che già non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Sicuramente meno preoccupati, invece, per quanto riguarda i rincari delle tariffe alberghiere, una spesa che comunque non è obbligatoria e che può indicare una ripresa turistica».
Cara Calabria La rete della memoria ancora lucida di sofferenza torna ad agitarsi in una regione che, come tutto il Sud, stava risalendo la corrente della crescita. L’Istat ha chiuso il cerchio attorno alle stime di luglio con un dato generale che è tornato ovunque a crescere rispetto a giugno. Una narrazione fatta di numeri e diagrammi che quotidianamente accendono e spengono il fuoco dell’inflazione. In Italia, la città più cara è Siena con rincari medi del 2,6% e una spesa aggiuntiva per le famiglie di circa 663 euro all’anno. In Calabria, la palma di città più cara è stata conquistata da Cosenza dove le famiglie devono fare i conti con rincari annui della spesa per 319 euro a causa di un’inflazione che ha chiuso all’1,8%. Più sopportabile l’esborso a Catanzaro con una spesa aggiuntiva di 213 euro annui e un indice dell’1,2%. Sul podio anche Reggio dove l’inflazione si fermata all’1% con un impegno supplementare di finanze domestiche che si “limita” a 177 euro in più nell’arco dei dodici mesi. Per le famiglie calabresi, in media, la spesa supplementare annua è di 237 euro.
Caro-vacanze e prezzi alle stelle. L’inflazione risale in Calabria
I dati tendenziali dell’Istat segnalano una crescita dell’indice medio di luglio di +1,4%. La spesa familiare nella regione è cresciuta di 237 euro in un anno. A Reggio la stangata sugli alimentari a Cosenza quella sugli alberghi
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