La gestione dei rifiuti in Calabria, per anni, è stata in mano al colosso Veolia. Tra commissariamenti del settore e inchieste giudiziarie quella parentesi è finita e adesso si sta cercando di mettere ordine a un settore ancora in affanno. Ma c’è una vecchia questione ancora irrisolta, perché la Regione era rimasta col cerino in mano dopo il crac della società controllata dall’azienda francese in quanto i crediti non li aveva recuperati e si era insinuata nel fallimento della “Tec” (Termo Energia Calabria). Soldi mai arrivati e che, a distanza di dieci anni, probabilmente non arriveranno mai perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Cittadella contro il decreto di esclusione dall’ammissione allo stato del passivo da parte del Tribunale di La Spezia.
La somma complessiva era di 162.670.984 euro in ragione tanto dei “crediti di natura negoziale” derivanti dalla “convenzione” stipulata il 17 ottobre del 2000 e dall’“atto di sottomissione” del 31 ottobre 2003, quanto del diritto al “risarcimento del danno” che sarebbe stato cagionato dall’inadempimento della società fallita all’obbligo di «assicurare il regolare funzionamento degli impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani e di un impianto di termovalorizzazione» siti in Calabria, nonché all’obbligo di «consegnare a scadenza negoziale i predetti impianti in buono stato di conservazione« e di sostenerne la relativa spesa, inadempimenti che avevano comportato, ad opera del commissario straordinario per l’emergenza spazzatura, alla risoluzione della convenzione con la società.
Il termovalorizzatore di Gioia Tauro, la discarica di Bucita a Rossano, quella di Melicuccà e infine quella di contrada Marrella a Gioia Tauro che ancora oggi rappresenta una bomba ambientale: questi alcuni dei siti di competenza della società che, secondo quanto sostiene la Regione, non sarebbero stati consegnati pienamente a norma.
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