Una cosa appare certa: all’interno di Film Commission Calabria si lavora. E pure tanto. Basta osservare la sterminata produzione di atti deliberativi presenti sul sito istituzionale della Fondazione. Solo nel 2023 si è sfondata quota 600, un ruolino amministrativo impressionante, degno delle macchine municipali più dinamiche. Un trend confermato anche nel 2024: nel primo trimestre gli atti registrati sono stati già 167. L’elenco di tali documenti è presente sul sito della Fondazione regionale controllata dal dipartimento Marketing e Turismo, visionando il quale tuttavia ci si imbatte immediatamente in una sua caratteristica non proprio virtuosa: la nebulosità, un “valore” un po' distante dai dettami dell’amministrazione trasparente che dovrebbero presiedere allo svolgimento di una funzione pubblica qual è quella assegnata dalle leggi a Film Commission. E infatti se si prova ad entrare nel dettaglio del contenuto delle innumerevoli deliberazioni - al contrario di quanto avviene sul Bollettino ufficiale per gli altri atti della Regione - non si trova nulla: solo l’oggetto. Si va dalle numerosissime delibere di liquidazione per beni e servizi a quelle riguardanti consulenti, project manager, spese di soggiorno, partecipazioni a fiere e premi cinematografici, commissioni valutatrici, incarichi per la comunicazione e finanziamenti di vario genere. Peccato che ai cittadini non sia permesso di capire l’utilizzo di risorse pubbliche: quanti e chi siano i consulenti di Film Commission, i rispettivi emolumenti e per cosa i medesimi siano stati chiamati a collaborare con l’importante struttura regionale, senza contare l’esercito di fornitori senza nome. Una nebulosa, appunto.