Ore contate per la Fondazione Terina. Il prossimo 6 agosto dovrebbe tornare a riunirsi il Consiglio regionale e tra i punti all’ordine del giorno si prevede anche l’esame della legge “omnibus”(l’ennesima) all’interno della quale è prevista proprio la soppressione della realtà che ha sede nel cuore dell’area industriale di Lamezia Terme. Giù il sipario, dunque, sul sito nato con l’ambizioso obiettivo di offrire alla Calabria un centro avanzato nel settore della ricerca agro-alimentare. E d’altronde se un decennio fa (siamo al 2015) si gridava allo scandalo, vuol dire che più di qualcosa non è andato per il verso giusto. L’investimento era stato ingente: 15 milioni di euro nel progetto (Food@Life). Fondi del Miur (all’epoca il Ministero ancora si chiamava così) che avrebbero potuto permettere a Terina di diventare una struttura d’eccellenza. Niente da fare, invece, perché i vertici di Terina che si sono succeduti nel corso del tempo hanno lasciato invecchiare una tecnologia costata milioni di euro. Strumentazione che avrebbe potuto fornire un supporto per i controlli sulla sicurezza dei prodotti per la tavola.
L’iniziativa del centrodestra
La proposta di legge, già approvata in commissione Affari istituzionali e sottoscritta da quasi tutti i capigruppo di maggioranza in Consiglio regionale, demanda alla Giunta regionale l’adozione del provvedimento di estinzione e di nomina del liquidatore, ai fini della liquidazione del patrimonio e della destinazione dell’eventuale capitale residuo secondo le disposizioni che regolano le organizzazioni non lucrative di utilità sociale. La norma dispone, altresì, «il trasferimento del personale in servizio in altri enti di diritto privato in controllo regionale, ovvero il loro inquadramento presso enti ed agenzie sub-regionali, previo espletamento di procedure selettive».
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