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Effetto “autonomia” sulla sanità in Calabria, si teme la fuga dei pazienti al Nord

Autonomia differenziata ed emigrazione sanitaria dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord potrebbero rivelarsi strettamente correlate in assenza di standard di servizio omogenei sull’intero territorio nazionale. Certo, si tratta ancora di uno scenario potenziale, ma l’allerta che arriva dall’analisi dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani (Ocpi) dell’Università Cattolica spinge ad accendere ulteriormente i fari sulla legge Calderoli e sui suoi possibili effetti.

La situazione attuale

In questo momento si profilano un paio di possibili scenari per la legge che disciplina l’autonomia differenziata: nel breve periodo potrebbe dover affrontare l’eventuale referendum abrogativo, per il quale è in corso la raccolta firme, oppure trovare applicazione concreta con gli accordi tra il Governo e le Regioni interessate. È proprio sul suo funzionamento e soprattutto sui suoi effetti che il dibattito tecnico-politico, dunque, si arricchisce di studi e commenti. In particolare a destare attenzione è l’aspetto legato alla tutela della salute (già da tempo regionalizzata), tra le 23 materie al centro dell’autonomia.

La tutela della salute

Il funzionamento del servizio sanitario resta uno dei temi nevralgici. Lo studio dell’Ocpi s’interroga sui possibili scenari, per capire come l’autonomia differenziata potrà incidere sulle diseguaglianze tra regioni. «Molto dipenderà da quali funzioni verranno effettivamente devolute – spiegano gli esperti dell’Osservatorio – e quali finanziamenti aggiuntivi comporteranno queste nuove attribuzioni». È molto probabile che in una materia così delicata si continui con un riparto di risorse, spiegano, in linea con quello attuale pro capite, che porta a una distribuzione «relativamente omogenea grazie alla funzione di perequazione rispetto alla disponibilità di risorse svolta dallo Stato».
Il problema reale, viene però evidenziato, «è che nonostante l’omogeneità relativa nella disponibilità di risorse si continuino ad osservare diseguaglianze negli esiti in termini di Lea», i livelli essenziali di assistenza. In buona sostanza, a essere mancate finora - e lo stesso potrebbe quindi ripetersi con i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla legge sull’autonomia - sono state «politiche che favoriscano davvero la convergenza verso standard di servizio comuni».

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