Una Calabria ancora troppo fragile sul fronte del lavoro costretta a ricorrere ai sussidi dello Stato per non lasciare migliaia di famiglie senza aiuti. I dati dell’Inps certificano che le nuove misure disposte dal nuovo governo nazionale di centrodestra vedono la nostra regione ancora tra quelle con i tassi più elevati di richieste di “Adi” (assegno di inclusione) e “Sfl” (supporto per la formazione e lavoro).
L’Adi è una misura “giovane” e ha sostanzialmente preso il posto dell’ex Reddito di cittadinanza che ha fornito un corposo sostegno a tante famiglie. Adottato durante la presidenza di Giuseppe Conte, è stato archiviato e sostituito appunto con la nuova misura che da gennaio al 30 giugno vede 697mila domande accolte di cui 482mila solo al Sud e prevede la suddivisione degli utenti in tre fasce. In Calabria in questi primi mesi dell’anno sono 52.411 i nuclei familiari coinvolti. Numeri molto elevati considerando che le altre tre regioni Lazio, Campania e Sicilia rispettivamente con 60mila, 169 e 145 hanno residenti molto più numerosi della Calabria. Il dato è ancora più emblematico se si confronta quello calabrese con quello della Lombardia dove sono 43mila i nuclei familiari beneficiari del sostegno dello Stato ma che conta quasi 10 milioni di abitanti.
Molto elevata anche la platea dei beneficiari del Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) che è una misura di attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa. Sfl al di là dei numeri è partita con il freno a mano tirato, con complessità gestionali molto rilevanti. Anche questa misura, concepita come una sorta di sussidio alla riqualificazione formativa e tecnica dei richiedenti finalizzata al rientro o al primo ingresso nel mondo del lavoro, la Calabria è quarta dietro a Campania, Sicilia e Puglia.
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