La sanità pubblica calabrese vive una crisi ormai cronica che risulta ancora più evidente nelle aree interne, dove è molto difficile poter ricevere cure adeguate, in particolare in casi di emergenza. In questa situazione complicata si assiste tuttavia alla crescita di processi virtuosi da parte dei privati, investimenti che limitano e rendono privilegio ciò che dovrebbe essere un diritto. Ciò che si è perso del Sistema sanitario regionale in termini di efficacia, efficienza ed equità insieme alla fragilità della rete dei servizi socioassistenziali, risulta sempre più evidente e in questo scenario, assume ancor più valore la realizzazione della medicina territoriale.
La Calabria è da oltre un ventennio commissariata e assoggettata a Piano di rientro, le sue criticità sia sul piano dell’assistenza ospedaliera che su quello della medicina territoriale e di prossimità si sono progressivamente acuite.
Uno studio condotto dalla Uil-Servizio Politiche sociali e Welfare, Sanità, Mezzogiorno, Immigrazione sul processo di attuazione degli investimenti del Pnrr che interessano la Missione “Salute” e riguardano le “Case della Comunità e presa in carico della persona”, la “Casa come primo luogo di cura e telemedicina”, il “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità)” dimostra che senza l’arrivo di risorse immediate da Roma, il Piano rischia di fallire.
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