È uno dei temi più dibattuti in questa campagna elettorale e tutti i candidati a sindaco sono concordi su un punto: i siti archeologici vibonesi dovranno essere aperti al più presto, realizzando finalmente quel Parco archeologico “Hipponion” prospettato ormai oltre 10 anni fa. L’inaccessibilità delle sette aree di notevole rilevanza storica che dovrebbero comporre l’ “Hipponion” è questione nota: difficoltà nella gestione dei siti, problemi inerenti ai lavori da effettuare, commistioni di competenze.
Una matassa intricata che finora non si è riusciti a sciogliere, portando le meraviglie storiche vibonesi a essere off-limits. Con buona pace dei fior di milioni che tra il 2013 e il 2014 aveva ottenuto l’Amministrazione guidata da Nicola D’Agostino, riuscendo a intercettare per la progettazione del Parco 1.300.000 euro dal Por Calabria Fers 2007-2013 e, successivamente, 3 milioni per la valorizzazione e la fruizione dei beni archeologici urbani derivanti da un finanziamento ministeriale.
Ad oggi è sotto gli occhi di tutti che non si è riusciti a mettere a frutto le enormi potenzialità del patrimonio culturale di immane valore che la città vanta. Un timido tentativo di riapertura vi era stato lo scorso anno, con la riqualificazione dell’area di S. Aloe (che ospita uno splendido complesso termale di epoca romana), proposta al pubblico in occasione della prima domenica del mese di marzo, in una partecipatissima iniziativa. Numerose le comitive che hanno preso parte all’evento, dimostrando un notevole interesse verso le meraviglie storiche di Vibo Valentia, ma l’apertura, purtroppo, si è rivelata una tantum. Così come quella delle Mura greche, la straordinaria cinta muraria ciclopica che Vibo vanta: il sito è stato aperto lo scorso anno per una domenica, per poi tornare inaccessibile.
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