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Concessioni demaniali a rischio, in Calabria sono quasi 5mila: spada di Damocle sui lidi balneari

I dati di Legambiente rendono l’idea sulle dimensioni del problema: in Calabria - dove ci sono 614 km di spiagge - il totale di concessioni di demanio marittimo è di 4.665, delle quali 1.677 per stabilimenti balneari, per un totale del 29,4 % di costa sabbiosa occupata. In soldoni, si tratta di 15mila posti di lavoro, compresi gli stagionali, e di un giro d’affari di centinaia di milioni di euro. Su tutto questo pende da tempo la spada di Damocle della direttiva europea Bolkenstein e, adesso, della sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso 30 aprile ha ribadito il “no” alle proroghe automatiche delle concessioni marittime: sulla scia di quanto già sancito lo scorso anno aveva seguito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, bisogna «dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale».
La pronuncia ha riaperto il caos in un settore che il Governo Meloni non è riuscito ancora a regolamentare, con effetti che rischiano di essere devastanti in Calabria proprio alla vigilia della stagione estiva. Secondo gli esperti amministrativi, a fronte dell’illegittimità delle proroghe delle concessioni e della necessità di procedere con gare ad evidenza pubblica, l’unica via d’uscita per salvare il salvabile sarebbe – nelle more delle procedure pubbliche – la possibilità di richiedere da parte degli attuali concessionari, ai sensi dell’articolo 10 del Codice della Navugazione, una concessione demaniale marittima provvisoria. Ciò, comunque, non risolverebbe il problema – pesante – del risarcimento dei danni che gli concessionari che non intendano partecipare alle gare o che non risultino aggiudicatari dovrebbero comunque ottenere a fronte degli investimenti sostenuti nel corso degli anni.

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