La Procura federale della Figc ha chiuso le indagini sull’inchiesta di “calcio scommesse” risalente allo scorso 1 dicembre, con la notifica ai calciatori Christian Pastina del Benevento, Gaetano Letizia ora alla Feralpisalò, Francesco Forte attualmente al Cosenza ed Enrico Brignola tesserato del Catanzaro. Stralciata invece la posizione di Massimo Coda, in forza alla Cremonese, in quanto su di lui sono in corso ulteriori indagini. Tutti i calciatori coinvolti rischiano fino a tre anni di squalifica, al netto delle possibilità di patteggiare o collaborare con le autorità preposte.
Nessun addebito è stato attribuito al Benevento calcio, in cui i calciatori militavano, che nell’inchiesta è parte lesa. Ovviamente non coinvolti neppure le squadre in cui i giocatori militano attualmente, che comunque non risponderebbero di responsabilità oggettiva. Sulla notizia degli “avvisi” recapitati ai giocatori, si registra in tal senso una dichiarazione del presidente del Benevento Oreste Vigorito. Il patron parte da una premessa importante: «Noi perdiamo i campionati ma la dignità non la perdiamo mai, né in campo nè fuori dal campo. Potevamo essere coinvolti perché nei regolamenti federali ci sono delle regole che definire assurde è un eufemismo. Noi siamo stati già colpiti qualche anno fa dalla responsabilità oggettiva: fummo penalizzati di 15 punti e quell'episodio fu la causa dirompente per la revisione di quella norma, perché il Benevento riuscì a dimostrare che in un mondo come quello odierno è impossibile parlare di responsabilità oggettiva dove tutti comunicano ad altri pur senza avere nulla in mano. Dunque sapere che io da presidente possa capire che qualcuno faccia degli illeciti e quindi essere responsabile oggettivamente è come avere una sfera di cristallo e con quella fare delle previsioni. Allora i punti da 15 furono ridotti ad uno solo, perché non potevano togliere anche quello».
Da quanto emergerebbe dagli atti, i quattro avrebbero scommesso su piattaforme legali e illegali attraverso dei prestanome non tesserati. Ma intorno a determinate operazioni ci sarebbe un movimento di soldi facilmente riconducibile alle giocate. I quattro giocatori avranno adesso quindici giorni per difendersi, attraverso una memoria o facendosi ascoltare. Ma la sensazione è che il procuratore Giuseppe Chinè sia in possesso di parecchie informazioni per dimostrare la violazione dell’articolo 24 del Codice di Giustizia sportiva.
L'indiscrezione sulla Playstation 5
Secondo quanto riporta Il Mattino molte discussioni tra le persone indagate sarebbero avvenute nella chat della Playstation 5. Tra gli elementi acquisiti a carico delle stesse, ci sarebbe anche il sequestro di una somma di 30mila euro in contanti nell'abitazione dei prestanome che effettuavano materialmente le giocate.
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