Voci di strada in una domenica mattina di sole. Voci di un giorno apparentemente normale in una Calabria che si ritrova in piena estate. Un giorno che sorge con un caldo che non è normale. «Il clima è impazzito», dice la gente. Ma non è un giorno eccezionale. L’ultima settimana di marzo si era trascinata dentro una parentesi rovente con punte di 32 gradi. E dopo una pausa di stampo primaverile con temperature meno anomale, nell’ultimo fine settimana ci siamo immersi nella bolla africana che ha riacceso l’estate.
E la gente ha riempito le spiagge del Tirreno e dello Jonio per i primi bagni. Ma già oggi il cielo in Calabria (e, più in generale, in quasi tutta Italia) dovrebbe riappropriarsi di scenari temperati con l’ennesima contrazione termica che è stata già anticipata dagli esperti del meteo. Scie di instabilità che, al di là del global warming, rappresentano la correlazione ciclica tra il clima e la vita dell’uomo che si sono evoluti da sempre in una progressione di eventi capaci di modellare il nostro ecosistema attraverso adattamenti alle mutate condizioni ambientali. E negli ultimi tempi le variazioni climatiche hanno subito una pericolosa progressione. Sui monti, ormai, manca la neve. Resta un timido pennacchio bianco solo sulle vette di Sila e Pollino. E le piogge sono diventate sempre più rare. Del resto, per trovare una primavera così calda non bisogna andare molto indietro nel tempo: già nel 2018 faceva molto caldo, e prima ancora, si boccheggiava anche nel 2017 e nel 2007. La Calabria è tra le regioni che rischiano di più. La sua popolazione è tra le più anziane: secondo l’ultima stima Istat nella regione vivono 128.315 ultraottantenni. E l’economia regionale è fortemente impalcata sulle produzioni agricole e sulla pesca.
Sos anziani
La scienza guarda con preoccupazione al surriscaldamento. Gli effetti sulla salute dei nonni sono pericolosissimi. Il professor Giuseppe Passarino è uno dei più importanti esperti mondiali di genetica, è docente dell’Unical dove dirige il Dibest, e, soprattutto, presidente dei genetisti italiani. Da tempo studia l’invecchiamento e la longevità e, analizzando lo scenario climatico che va combinandosi, mostra apprensione: «Quello che può succedere con le ondate di caldo lo abbiamo sperimentato, soprattutto, in estate quando si registra un aumento della mortalità nella fascia più adulta della popolazione, come nel tristemente famoso 2003 e negli anni successivi. Un fenomeno ispirato sia da una maggiore fragilità delle difese dell’anziano sia da minori possibilità di accesso a strumenti che possono calmierare l’eccessiva temperatura.
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