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Rende, l'ex sindaco Marcello Manna non andrà ai domiciliari

Il TdL ha rilevato la presenza di gravi indizi ma non le esigenze cautelari richieste dalla procura antimafia di Catanzaro. L’avvocato e politico è stato rinviato a giudizio per la maxinchiesta “Reset”

Marcello Manna

Tutto come prima. Il Tribunale della libertà di Catanzaro ritiene che esistano gravi indizi nei confronti dell’ex sindaco di Rende, Marcello Manna, ma non esigenze cautelari che ne giustifichino l’arresto.
L’organo giudiziario del Riesame ha rivalutato la posizione dell’ex primo cittadino accusato di aver mantenuto presunti rapporti con esponenti della criminalità organizzata bruzia, per effetto di una decisione assunta dalla Corte di Cassazione nelle scorse settimane. La suprema corte aveva infatti accolto il ricorso presentato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro una precedente provvedimento di un’altra sezione del Tdl che, a sua volta, aveva respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai magistrati inquirenti.
Marcello Manna è imputato nel maxiprocesso “Reset” e difeso dagli avvocati Nicola Carratelli e Dionigi Caiazza. La procura di Catanzaro, diretta da Vincenzo Capomolla, è invece rappresentata dai pm distrettuali Vito Valerio e Valerio Cubellotti.
L’ex sindaco venne posto agli arresti domiciliari nel quadro del blitz scattato all’alba del primo settembre 2021 in provincia di Cosenza che portò alla esecuzione di misure cautelari nei confronti di più di duecento indagati. Con Manna finì nei guai anche l’ex assessore ai Lavori pubblici del comune di Rende, Pino Munno. I due esponenti politici hanno sia nel corso delle indagini preliminari che in sede di rito abbreviato respinto sempre le pesanti accuse di aver mantenuto contatti con personaggi importanti della ‘ndrangheta dell’Alta Calabria. La loro incriminazione indusse il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, a disporre l’invio in municipio di una commissione di accesso antimafia. E le verifiche compiute dai “commissari” hanno poi determinato il ministero dell’Interno a promuovere lo scioglimento dell’assemblea cittadina per infiltrazioni mafiose che è stata successivamente decisa dal governo centrale.
Da mesi, ormai, il comune calabrese è retto da una triade commissariale, guidata dall’ex prefetto Santi Giuffrè, che è stato dirigente di polizia e questore in zone difficili del nostro Paese.
Il dibattimento in cui l’ex sindaco è imputato si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme davanti ai giudici del Tribunale di Cosenza competenti per territorio. La conclusione del procedimento, visto il numero degli imputati, non è prevista in tempi brevi.
Agli atti dell’inchiesta “Reset” sono contenuti i verbali con le confessioni di numerosi collaboratori di giustizia, centinaia di intercettazioni ambientali e telefoniche e voluminosi rapporti redatti dagli investigatori. A Manna vengono contestati episodi specifici riguardanti ipotizzati accordi di voto di scambio e la concessione del Palazzetto dello Sport a un’associazione sportiva locale. Riguardo a quest’ultima vicenda una serie di rilievi sarebbero mossi anche nella relazione di scioglimento dell’assemblea municipale.

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