Operazione "Scirocco", ecco perché i depuratori funzionavano male. Capomolla: "Tutto a discapito dell'ambiente" LE INTERVISTE
Un’organizzazione finalizzata all’ottenimento di più commesse, all’esecuzione di appalti in frode ai contratti e alla commissione di reati ambientali derivanti dalla gestione di 34 depuratori a servizio di 40 comuni delle 5 province calabresi. E’ quella scoperta con l'inchiesta «Scirocco» dai carabinieri del Nucleo operativo centrale e Cooperazione internazionale del Comando per la Tutela ambientale e la sicurezza energetica, del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro e del Gruppo Forestali di Catanzaro che hanno arrestato 17 persone - 4 in carcere e 13 ai domiciliari -e notificato un obbligo di presentazione alla Pg. Gli arresti, disposti dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro, sono stati eseguiti con la collaborazione dei carabinieri dei Comandi provinciali di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia e dell’ottavo Nucleo elicotteri di Vibo. Le accuse contestate sono, a vario titolo, associazione per delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture. Tra i reati vi è una tentata estorsione aggravata dalla modalità mafiosa ai danni di un dipendente di una società che avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti della consorteria di 'ndrangheta di Cirò Marina su commissione del proprio datore di lavoro per non farlo rivolgere ai sindacati per ottenere il pagamento di alcuni stipendi. Le condotte illecite, secondo gli indizi raccolti, hanno inoltre avuto come conseguenza il malfunzionamento di numerosi impianti di depurazione comunali che in 10 casi hanno comportato l’illecito sversamento dei liquami non trattati sia nei terreni circostanti che direttamente in mare, con evidente compromissione delle matrici ambientali. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 4 depuratori dislocati in varie località della Calabria ed è stato effettuato l’accesso presso 24 comuni ricadenti nelle 5 province calabresi, da cui sono emersi diversi casi di frode ai danni della pubblica amministrazione con il concorso di funzionari pubblici. «Tanti i reati riscontrati in questa indagione: inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, attività organizzata nel traffico di rifiuti - ha detto in conferenza stampa il procuratore Vincenzo Capomolla - Gli approfondimenti che hanno consentito di inquadrare tutto in un contesto associativo che è rappresentato dalla strategia imprenditoriale della società che gestivano i depuratori in tutti e cinque le province calabresi, gestivano nella prospettiva di non svolgere tutto ciò che era nei contratti d'appalto, a discapito della tutela dell'ambiente».